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Santa Fede inaugura “Mbriana”: la mostra che racconta un luogo “liberato” nel cuore di Napoli

Sarà attraverso gli “affreschi fotografici” di Lorenzo De Girolamo Del Mauro che l’ex oratorio cinquecentesco nel cuore del centro antico di Napoli racconterà la sua affascinante storia. Attraverso un’arte che, in modo del tutto innovativo, si fonde con l’ambiente circostante e che, grazie ai proventi della mostra, contribuirà ai lavori di ristrutturazione di Santa Fede Liberata.
A cura di Redazione Cultura
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La suggestiva corte interna di Santa Fede Liberata.
La suggestiva corte interna di Santa Fede Liberata.

Dare vita ad un luogo abbandonato da tempo attraverso l’arte è possibile: ed è la fotografia in questo caso, nella particolare declinazione donatale da Lorenzo De Girolamo Del Mauro, che si renderà protagonista di questa sfida, nel cuore del centro antico di Napoli. Siamo in via San Giovanni Maggiore Pignatelli, una delle strade più antiche della città: qui, sabato 16 e domenica 17 febbraio, all'interno di Santa Maria della Fede si terrà la mostra fotografica “Mbriana”. Un percorso attraverso gli “affreschi” dell’artista e la memoria storica di un luogo che, proprio grazie a questa iniziativa, potrà continuare ed esistere.

Gli Affreschi Fotografici a Santa Fede

Uno degli Affreschi Fotografici di Lorenzo De Girolamo Del Mauro che saranno in mostra questo fine settimana a Santa Fede.
Uno degli Affreschi Fotografici di Lorenzo De Girolamo Del Mauro che saranno in mostra questo fine settimana a Santa Fede.

I napoletani la conoscono ormai da anni come Santa Fede Liberata, un luogo che alla storia centenaria delle sue mura ha aggiunto quella, molto più attuale ma altrettanto forte, delle realtà collettive e dei cittadini che cinque anni fa l’hanno riaperto per restituirlo al quartiere. È in una suggestiva ala del primo piano del complesso che a partire dalle ore 20:30 di sabato sarà possibile entrare nell'anima loci raccontata da Del Mauro attraverso i suoi “Affreschi Fotografici”.

Ogni scatto condivide uno stretto legame con il luogo in cui vengono esposte: un esperimento artistico al quale Lorenzo De Girolamo Del Mauro non è nuovo. È infatti da tempo che questo artista, attraverso una particolare tecnica di stampa, trasforma delle “semplici” fotografie in veri e propri affreschi: grazie ad una malta da lui stesso ideata, l’immagine diventa parte dell’architettura su cui viene realizzata, fondendosi con il luogo che diventa così allo stesso tempo ispirazione e mezzo dell’arte stessa.

Lorenzo De Girolamo Del Mauro.
Lorenzo De Girolamo Del Mauro.

Una peculiarità di linguaggio che Lorenzo sperimenta da anni e che ha scelto di condividere con Santa Fede Liberata, regalando la possibilità a questo luogo di continuare quell'opera di “liberazione” iniziata anni fa: l’intero incasso della vendita delle opere in mostra sarà destinato, infatti, ai lavori di ristrutturazione di una parte del complesso, la stessa dove si terrà la mostra.

Santa Fede: una storia di liberazione collettiva

È una storia non facile, quella custodita da Santa Fede Liberata, che inizia nel Cinquecento e attraversa i secoli, fino ad arrestarsi bruscamente a seguito del terremoto del 1980: fu allora che questo ex oratorio e carcere femminile venne chiuso definitivamente e mai più riaperto. Fu il nobile Fernando Francesco d'Avalos, nel 1503, a stabilire la fondazione di questo luogo che, successivamente, venne destinato ad assistere le giovani donne in difficoltà economiche e senza famiglia. Di fatto, dalle ricostruzioni storiche, si apprende che Santa Fede fosse più un carcere che un luogo di ricovero: migliaia di donne hanno attraversato i suoi corridoi fino almeno a metà Ottocento, per essere “salvate dalle occasioni di pericolo, di peccato, e procurare loro il sollievo ed il bene delle loro anime in quella maniera che i governatori parrà…” come aveva voluto d'Avalos.

Per anni Santa Maria Della Fede è stata un rudere inaccessibile, un punto vuoto sulla mappa della vivibilità quotidiana della città: le ultime persone che l’hanno abitata furono i centinaia di sfollati durante la Seconda Guerra mondiale, che secondo le ricostruzioni ammontavano a circa 150 famiglie. Fino al 2014 quando, la sera del 13 dicembre, questo antichissimo luogo nel centro antico di Napoli è stato riaperto: non in una veste nuova, scintillante o, come spesso accade, “privata”. Le sue porte sono state riaperte e restituite al quartiere e alla città con tutto il carico di storia e memoria che le possenti mura di tufo possiedono ancora oggi: da quasi cinque anni questo spazio liberato (dall'oblio e dalla privatizzazione dilagante) viene attraversato da centinaia di persone ed esperienze diverse, dai cineforum alle mostre d’arte e di fotografia, fino alle feste popolari e i concerti che rallegrano la vita del quartiere.

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