Formare le classi in base alla ricchezza, dividendo i figli dei professionisti da quelli degli operai. Per evitare che i bambini prendano cattive abitudini. Anzi, che "prendino", perché a rendere ancora più ridicola questa storia c'è una manciata di latinorum: congiuntivi usati per darsi un tono ma regolarmente sbagliati. Vicenda ridicola, ma su cui c'è però ben poco da ridere. A far emergere la situazione, forse inavvertitamente visto che poi il messaggio è stato cancellato, è l'Istituto comprensivo Giacomo Leopardi di Sant'Antimo, in provincia di Napoli, che ieri, 25 gennaio, ha pubblicato un post sulla pagina ufficiale Facebook della scuola, la stessa che viene solitamente utilizzata per le comunicazioni agli studenti e alle famiglie.
"Da quando sono arrivato nella nuova scuola, ho spesso la sensazione di essere in Sudafrica", scrive. Il senso viene spiegato subito dopo, e si capisce che il riferimento è all'apartheid, la politica di segregazione razziale che è stata in vigore nello stato africano, attuata dal governo di etnia bianca, dal 1948 al 1991.
"Prima qualche genitore, poi addirittura qualche docente – continua il dirigente – che viene a esprimere la necessità di formare classi scelte sulla base del censo, per proteggere i figli dei professionisti dal mondo là fuori, fatto anche di figli d'operai. Io li ascolto tutti, con educazione e attenzione, notando pattern ricorrenti nel loro linguaggio. "Abbiamo paura che i nostri figli prendino cattive abitudini", dice uno; "Vogliamo che i nostri figli seguino le nostre orme", dice un altro. Ascolto, ascolto e mi rendo conto che il limite della mia pazienza coincide con i limiti nell'uso del congiuntivo dei miei saccenti e classisti interlocutori".
La vicenda ricorda quella della scuola di Roma che, nella descrizione sul proprio sito Internet dei tre plessi, aveva parlato anche della composizione degli studenti: in uno i figli della borghesia e dei professionisti, nell'altro quelli di operai e di ceti sociali meno abbienti. Ne era scaturita una polemica accesa, anche dopo che l'istituto aveva spiegato che non si trattava di una discriminazione ma, semplicemente, della composizione della popolazione studentesca derivante dai quartieri dove si trovavano i plessi. A Sant'Antimo, invece, dove questa differenza tra quartieri non è così marcata, a quanto pare alcuni genitori vorrebbero che a dividere gli studenti per dichiarazione dei redditi ci pensassero i professori.