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Sara Aiello filmata per 8 minuti dal marito mentre moriva: “Avvelenata col cianuro”

I familiari di Sara Aiello hanno rivolto un appello ai pm di Torre Annunziata per far riesumare il corpo della 36enne per nuovi esami. La richiesta dopo il parere dei periti della famiglia, secondo i quali gli ultimi istanti della vita di Sara, ripresa in video dal marito durante una crisi respiratoria, mostrerebbero i sintomi di un avvelenamento da cianuro di potassio.
A cura di Nico Falco
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Un video di otto minuti, in cui viene ripresa mentre respira a fatica, rantola. Sono le ultime immagini della vita di Sara Aiello, la giovane di 36 anni di Pimonte, madre di due bambine, morta il 3 giugno 2015 nella casa dove viveva col marito a Pompei. A girarlo è stato il marito, che durante quella crisi respiratoria non ha chiamato i soccorsi, alla fine le ha misurato la pressione e ha constatato il decesso. Il filmato, che secondo la versione dell'uomo sarebbe dovuto servire per mostrare a un medico i sintomi di una crisi che non credeva si sarebbe rivelata fatale, è ora in mano agli inquirenti e potrebbe nascondere la spiegazione della morte: secondo i periti della famiglia Aiello quelli ripresi nelle immagini sembrano i sintomi di un avvelenato da cianuro di potassio.

Ieri il caso, sollevato nel 2018 da Metropolis, è stato trattato dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?". Il padre di Sara, Francesco, insieme ai quattro fratelli della 36enne ha lanciato un appello ai pm di Torre Annunziata per far riesumare il corpo e per procedere con nuovi accertamenti specifici per verificare l'ipotesi dell'avvelenamento avanzata dai periti. Sara era stata sepolta senza che venisse effettuata l'autopsia, perché il decesso era stato classificato come morte naturale, attribuibile a una patologia di cui però la 36enne era ignara.

Negli ultimi tempi la giovane aveva accusato degli svenimenti. La coppia si era rivolta a un medico e proprio lui avrebbe consigliato di realizzare un video nel caso si fosse ripresentata una crisi, in modo da mostrare le immagini allo specialista per ottenere una diagnosi; quel filmato, dopo la morte, era stato consegnato spontaneamente agli investigatori dal marito. La famiglia era venuta a conoscenza dell'esistenza del video solo diverse settimane dopo la morte di Sara.

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