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Saviano: a Napoli a credere nei giovani sono solo i clan

Lo scrittore intervenuto nella puntata del 15 settembre di Ballarò su Rai3 ha parlato dell’emergenza criminalità a Napoli, dell’assenza delle politiche per il Sud e dell’avanzata delle nuove leve dei clan.
A cura di An. Mar.
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"A credere nei giovani sono soprattutto le organizzazioni criminali. Le nuove leve stanno iniziando a dominare. La strategia che utilizzano è quella delle "stese" che significa girare per i quartieri e sparare.  – Lo ha detto lo scrittore Roberto Saviano intervistato da Massimo Giannini nel corso della puntata di Ballarò, in onda martedì sera su Rai3. "Non si spara a persone, a finestre, case, macchine, ogni tanto si becca anche un obiettivo umano. Non so se Napoli è dimenticata da Dio, quantomeno è dimenticata da questo Governo e dall'Europa che la considera lontana da interessi". Saviano ha continuato parlando delle politiche del governo per Napoli. "Spesso si sta confondendo la dichiarazione con l'azione, è un gioco furbo che fa questo Governo, cioè di occuparsi di qualcosa dichiarando che farà e poi raramente c'è la verifica su quanto promesso. Questo mi dispiace".

"La politica non teme il Sud, i voti si comprano con pochi spicci"

"Cosa si è fatto? – Ha continuato lo scrittore napoletano –  Si sta promettendo una valanga di miliardi ma non c'è progetto. Cosa è stato detto? Che si sta tentando di salvare qualche azienda? che adesso arriveranno dei nuovi fondi? In realtà io non vedo la centralità del sud Italia non vedo neanche la volontà di intervenire davvero sul territorio, vedo piuttosto il tentativo di arginare il problema". "‘È un pezzo di Italia che è completamente fallita. Certo, ci sono città  che si salvano, qualche imprenditore che riesce a reggere, ma si va via. Il Sud non è più un problema per questo governo perché non fa pressione politica. Il Sud non fa più neanche paura alla politica, per paura intendo la volontà di conquistare il consenso, tanto compri i voti con pochi spicci, con qualche promessa".

Bindi: "È stata mal interpretata"

"Pensare che sia piagnisteo raccontare con dolore quello che non funziona credo che sia rischioso – aggiunge -. E poi di cosa stiamo parlando? La Guardia di finanza ha parlato di un indotto criminale di 170 miliardi di euro, non credo sia un piagnisteo. Mi dispiace, riconosco gli sforzi che ha fatto Renzi, ma mi spiace anche che consideri qualsiasi critica un modo per diffamare l'Italia. In questo c'è una somiglianza con Berlusconi: non si deve criticare perché sennò si indebolisce. Temo che si arrivi alla parola pericolosissima di ‘disfattista' tra poco". "La dichiarazioni di Rosy Bindi – dice ancora – è in perfetta coerenza con l'analisi che da anni viene fatta del territorio. Forse è stata mal interpretata, qualcuno ha creduto che si facesse riferimento al Dna dei meridionali o dei napoletani ma non credo che abbia fatto riferimento a questo".

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