Scampia, il caso del Cantiere 167: centro sociale che occupa una scuola rimessa a nuovo
La missiva, inviata dalla direzione centrale del servizio Patrimonio di Palazzo San Giacomo, è giunta ieri mattina sulla scrivania del presidente dell’Ottava Municipalità, Apostolos Paipais. Tra i destinatari anche gli assessori comunali al ramo, di Scuola e Patrimonio, oltre alla Polizia municipale che adesso dovrà provvedere ad un sopralluogo «presso la scuola “Resistenza” – come si legge nella lettera – per l’identificazione degli occupanti abusivi» del plesso ubicato di fronte la villa comunale di Scampia. La dicitura in alto “urgente” indica la delicatezza del provvedimento, regolandone i successivi passaggi burocratici ed operativi, «ai fini dell’adozione e dell’esecuzione delle relative ordinanze di sgombero» conclude la nota protocollata pochi giorni fa.
La struttura, occupata ad ottobre dell’anno scorso dal collettivo “Cantiere 167”, è definita dai nuovi “inquilini”, che raccontano e mostrano le loro attività (dalle assemblee di aggiornamento sulla situazione Vele alle visite specialistiche gratuite, ai dibattiti con scrittori come Erri De Luca, alle cene autogestite) attraverso foto e post della loro pagina Facebook, uno spazio «liberato dall’abbandono, facendolo rivivere con numerose iniziative ed eventi culturali e sociali, con l’intento di farlo diventare la vera casa del popolo». L’ultima, la presentazione di un libro fotografico, appena tre settimane fa, il 21 settembre, ha visto la partecipazione anche del primo cittadino Luigi De Magistris, autore della prefazione e riconosciuto “espressione istituzionale diretta e rappresentante delle lotte di riscatto dal basso”. Tanto che proprio durante lo stesso incontro «si è ribadita al sindaco, che si è impegnato in questo senso – scrivono i membri del collettivo in un post sul social network -, la necessità di riconoscere al più presto il Cantiere 167 come un bene comune abbandonato, restituito a una comunità».
Comitati di lotta per la garanzia dei diritti essenziali, dal lavoro alla casa, attivisti del quartiere storici e non, volontari di ogni età, che fanno rivivere un asilo temporaneamente “fermo” nelle sue funzioni – come dicono carte e consigli municipali sul tema -, ma alimentano, fin dall’inizio del loro insediamento, la polemica istituzionale. «Le fasi del sopralluogo e dello sgombero non sono di nostra competenza – precisa il presidente del municipio a nord di Napoli, Paipais -, ma la scuola non era in cattivo stato né inagibile. Prima dell’occupazione erano stati spesi circa 60mila euro per il restyling, è stato tutto contabilizzato, e l’istituto è destinatario di un progetto finanziato con i Piani di azione e coesione (Pac) del ministero degli Interni, di cui abbiamo discusso spesso in consiglio.
Arredo e suppellettili delle aule sono ancora impacchettati e custoditi negli uffici della municipalità in attesa del bando e dell’attivazione del servizio. L’assessore del Comune all’Istruzione Annamria Palmieri conosce tutto il travagliato iter e lo segue, mi confronterò subito con lei». Di sicuro i ritardi ci sono stati, «ma li abbiamo ereditati – replica Paipais – e la scelta di questa scuola su cui avviare il progetto non posso di certo cambiarla io. Una disordinata gestione in passato c’è stata, sì, in mezzo a proroghe e battute d’arresto. Non ho mai visitato la scuola, né presenziato alle iniziative seppure invitato, tuttavia i verbali parlano chiaro: non è mai stato un immobile abbandonato e fatiscente».