Scampia, troppi custodi per l’incubatore d’impresa. E i parchi chiudono perché non c’è personale
Mercatino rionale, poi incubatore d’impresa femminile per raccogliere le idee proposte dalle donne di Scampia e accompagnarle alla realizzazione. Erano queste, almeno sulla carta, le destinazioni d’uso della struttura in via Monte Rosa che, invece, non è mai andata in funzione. Il progetto del mercatino coperto è fallito in poco tempo, mentre la rete di aziende “rosa” qui non ha più visto la luce. Trent’anni di attese in cui il fabbricato a due piani è stato aperto al pubblico soltanto in un’ala destinata ad ospitare l’ufficio postale, chiuso per inagibilità l’anno scorso. Oggi i quasi duemila metri quadrati sono abbandonati e, dopo una serie di incursioni vandaliche, sorvegliati da una quindicina di soci della cooperativa “25 giugno” che lavora in regime di convenzione con il Comune di Napoli. Uno sperpero di denaro pubblico per l’assessore al Patrimonio e Personale dell’VIII municipalità Alberto Patruno che, conti alla mano, denuncia il caso. «È un numero eccessivo rispetto all’effettiva necessità legata alla funzionalità di un luogo in disuso» si lamenta Patruno. Caso segnalato all’amministrazione comunale tramite una lettera inviata, un paio di mesi fa, dal presidente Apostolos Paipais all’assessore al Bilancio, Lavoro e Attività economiche Enrico Panini, «che non ci ha mai risposto e a cui lanciammo una provocazione: non sarebbe più economico mettere una guardia giurata, dal momento che il costo per i quindici operatori, pagati 14 mensilità, è di 1700 euro mensili a persona per un totale annuo di circa 500mila euro?».
La polemica investe anche i parchi verdi della municipalità a nord di Napoli. «Per carenza di personale addetto alla sorveglianza il nuovo parco in via Guantai ad Orsolone non è mai stato aperto, mentre del parco ai Camaldoli è aperto un solo varco su cinque. Non si potrebbero distribuire meglio le risorse umane ed economiche sul territorio?». Secca la risposta dagli uffici tecnici di Palazzo San Giacomo: «Occorrono una quindicina di operatori per una sorveglianza h24, tre per un solo turno giornaliero. Non sono soldi che escono dal bilancio comunale. Si tratta di finanziamenti statali impiegati in progetti di pubblica utilità presentati dal Comune ad inizio anno e approvati da Prefettura e ministero dell’Interno. I lavoratori socialmente utili provengono dalle ex cooperative sociali che sono state commissariate, il commissario della “25 giugno” è di nomina ministeriale. Il Comune non spreca i soldi nel rione Monte Rosa, anzi lo preserva». Altrettanto asciutta la precisazione che arriva dalla municipalità. «Il ministero finanzia, non fa i progetti. Questi ultimi sono di competenza dell’amministrazione comunale che decide come usare i soldi del Governo – ribatte Patruno -. Non contestiamo il lavoro degli Lsu, ma chiediamo che questo denaro venga speso guardando alle priorità nei nostri quartieri, già gravati da disagi cronici e difficoltà quotidiane».