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Scarcerato il boss Patrizio Bosti, fuochi d’artificio al Rione Amicizia

Nella notte del 14 maggio, nel centro di Napoli, qualcuno ha festeggiato con fuochi d’artificio. Una sorta di Capodanno-bis che è durato per parecchi minuti, tra il rione San Giovanniello e il rione Amicizia. Nelle scorse ore si era diffusa la notizia della scarcerazione del boss Patrizio Bosti: i due episodi potrebbero essere legati.
A cura di Nico Falco
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Ieri notte, nel centro di Napoli, c'è stata una replica del Capodanno. Qualcuno ha piazzato una serie di batterie di fuochi d'artificio tra il Rione Amicizia e il rione San Giovanniello, i festeggiamenti sono andati avanti per parecchi minuti. Nelle stesse ore si era diffusa la notizia della scarcerazione del boss Patrizio Bosti, storico boss dell'omonimo clan, legato anche da vincoli di parentela al clan Contini e quindi alla potente Alleanza di Secondigliano. E potrebbe non essere una coincidenza: la famiglia di Bosti è originaria proprio di San Giovanniello, mentre il suo "feudo" è sempre stato il Rione Amicizia.

Patrizio Bosti, 62 anni, ha lasciato pochi giorni fa il carcere di Parma ma non è completamente libero: per altri 9 anni dovrà seguire il regime della libertà vigilata. La sua scarcerazione, ritengono gli inquirenti, potrebbe dare nuova linfa al clan dopo la delusione della mancata liberazione di un altro dei capi storici, quel Ciccio Mallardo che avrebbe dovuto lasciare il carcere nel 2020 ma che dovrà fare i conti con un'altra ordinanza, quella che gli è stata notificata ad Aprile 2019 e relativa all'omicidio di Aldo Autori.

Del resto, come hanno certificato anche recenti intercettazioni, la leadership del clan non è mai stata messa in discussione, malgrado la detenzione: alcuni affiliati definivano Bosti e Mallardo come "i Maradona della camorra", aggiungendo che "questa malavita non è una eredità, nessuno può pensare di poter fare ‘o Patrizio o Eduardo, se lo possono scordare, io non l'accetto proprio".

Quella di Patrizio Bosti, va sottolineato, è una scarcerazione dovuta, per fine pena e non legata all'emergenza coronavirus: detenuto ininterrottamente dal 2008, avrebbe dovuto lasciare il carcere nel 2023 ma è stato liberato ai sensi della legge Gozzini e della norma che riconosce un risarcimento, economico o in termini di sconto di pena, a chi ha vissuto in condizioni "inumane e degradanti" dietro le sbarre. Bosti ha ricevuto entrambe: una riduzione di circa 350 giorni, che ne ha sancito la scarcerazione, e poco più di 2.600 euro per altri 334 giorni di detenzione.

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