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Sconto di pena per il boss Pasquale Zagaria: ha ricevuto un trattamento inumano in carcere

Il magistrato di sorveglianza di Cuneo Stefania Bologna ha accolto la richiesta dei legali del boss Pasquale Zagaria, in carcere dal 2007, riducendogli la pena di 210 giorni, poiché nei suoi anni di detenzione avrebbe subito un trattamento inumano e degradante. Zagaria è considerato da sempre la mente economica del clan dei Casalesi.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Nei suoi anni di detenzione avrebbe subito un trattamento inumano e degradante, per questo gli è stata ridotta la pena di 210 giorni, circa 7 mesi. La decisione è del magistrato di sorveglianza di Cuneo Stefania Bologna e il detenuto è Pasquale Zagaria, fratello del boss Michele, da sempre considerato l'imprenditore del clan dei Casalesi. In carcere dal 28 giugno 2007, "Bin Laden", questo il soprannome di Zagaria, dovrebbe terminare la sua condanna nel 2027, non essendo al 41 bis come tanti altri boss e affiliati che "rischiano" la libertà nei prossimi anni.

Decurtati 178 dalla condanna di Zagaria perché il riscaldamento nella sua cella non funzionava

Dal giorno del suo arresto ha scontato la propria pena in diversi istituti penitenziari tra i quali quelli di Torino, L'Aquila, Spoleto, Santa Maria Capua Vetere, Tolmezzo, Napoli Poggioreale, Napoli Secondigliano, Lecce, Nuoro e Cuneo. E per tutti questi i legali di Zagaria hanno presentato istanza affinché venisse riconosciuto il trattamento "inumano", ma il magistrato ha accordato lo sconto di pena solo per i giorni trascorsi a Poggioreale, Lecce, Nuoro e Cuneo. Ed è proprio "grazie" alla permanenza nel carcere piemontese che, a causa della mancanza del riscaldamento nella sua cella, gli sarebbero stati decurtati 178 giorni.

Si riaccendono i riflettori sul tema delle condizioni dei detenuti nelle carceri

Zagaria che ora si trova nel carcere di Sassari è sempre stato considerato la mentre economica del clan dei Casalesi: fu lui che nel 2000 grazie a un proficuo matrimonio trasferì il cuore economico del clan del cemento a Parma. La decisione del magistrato riaccende i riflettori su un tema mai sopito come quella della condizione dei detenuti nelle carceri italiane, tema che è costato più volte all'Italia richiami da parte dell'Unione Europea.

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