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“Se ci arrestano ce la facciamo a testa alta”: rapinatori traditi dai post su Facebook

Due pregiudicati sono finiti in manette con l’accusa di aver aggredito e ridotto in fin di vita un uomo a Calata Capodichino, a Napoli, lo scorso 11 luglio. I due sono stati incastrati anche grazie ai messaggi espliciti che postavano sul social network.
A cura di An. Mar.
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Foto di proiettili, grotteschi meme che recitano messaggi sgrammaticati e frasi che inneggiano alla violenza sulla pagina Facebook. Elementi che non provano, da soli, la condotta criminale di chi utilizza la pagina del social network ma che talvolta possono essere utili nelle indagini. È il caso dei due presunti colpevoli della rapina e dell'aggressione avvenuti lo scorso 11 luglio ai danni di un uomo a Calata Capodichino, a Napoli. Sono stati identificati in Raffaele Maddaluno e Paolo Palumbo, arrestati dai militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo insieme con i colleghi della stazione San Pietro a Patierno all'uscita da un noto stabilimento balneare di Posillipo, dov'erano andati a rilassarsi nel pomeriggio di ieri. I due sono accusati a vario titolo di tentato omicidio e rapina aggravata dall'uso di armi da guerra. La vittima rimase gravemente ferita mentre i malviventi si dileguarono nel nulla.

Eloquenti i profili Facebook dei due arrestati. Su quella di Maddaluno appare un'immagine che ritrae l'interno di una cella con alcuni uomini incappucciati dietro le sbarre e la scritta, sgrammaticata: "E se ci arrestano ce la facciamo a testa alta, come sempre". Non da meno la pagina di Paolo Paolo Palumbo, dove l'uomo appare invece una foto che mostra due pistole che cingono un foglio con la scritta: "Ti amo, ma se mi ferisci questi sono per te" e accanto due scatole di munizioni. Un'ostentazione narcisistica che non rende certo inosservati i profili Facebook dei due pregiudicati.

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