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«Sei proprio un “nàpoli”!». Per la Treccani il nome della città è un’offesa

L’enciclopedia Treccani include la parola “nàpoli” nei neologismi della lingua italiana, definendolo un termine spregiativo usato per indicare, in genere, i partenopei emigrati al Nord. E sul web scoppia la polemica: “I soliti pregiudizi sui napoletani”
A cura di Angela Marino
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Per chi ancora non lo sapesse, in alcune regioni d'Italia la parola "napoli", non è un toponimo, ma un sostantivo che si riferisce in genere ai napoletani emigranti al nord, con accezione spregiativa. È quello che riporta l'enciclopedia Treccani online, indicando la parola con la grafia "nàpoli", specificando l'accento. Un epiteto offensivo, anzi "ingiurioso" come lo definisce il colosso del sapere, attribuibile a chiunque, non solo ai cittadini della città partenopea, a patto, chiaro, che si voglia essere offensivi. Il riferimento linguistico-letterario di questo neologismo della lingua italiana è una citazione dello scrittore milanese Giuseppe Testori.

Una parola che somiglia, almeno nella semantica e nella scelta del contesto, al più generico "terrone", un termine che indica, in maniera non proprio lusinghiera, i Meridionali. La variante specifica "nàpoli", invece, non sembra altrettanto popolare, se non in alcune regioni del Nord, eppure ha avuto la sua legittimazione lessicale e culturale, con tanto di citazione letteraria, dalla storica enciclopedia del gruppo Treccani. Ad intercettare il nuovo lemma è stato Gennaro De Crescenzo, presidente dell'Associazione neoborbonica, che non ha tardato a manifestare il proprio dissenso per la scelta di conferire dignità alla parola.  «La citazione si può configurare come una vera e propria immotivata istigazione all'odio razziale – commenta De Crescenzo – più che mai dannosa in un momento delicato e complesso come quello che l'Italia, e in particolare Napoli e il Sud dell'Italia, stanno vivendo in questi anni».

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L'associazione ha subito chiesto l'immediata cancellazione o modifica del vocabolo e intanto ha mobilitato la protesta: niente più acquisti di prodotti e servizi dell'Istituto culturale Treccani. Almeno non dai "nàpoli" che abitano al Sud.

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