Sequestrati quintali di carne sporca e pericolosa in tutta la provincia di Napoli
Carne tenuta in condizioni igienico-sanitarie pessime, tanto da disporne il sequestro perché potenzialmente pericolosa per la salute degli ignari acquirenti e consumatori. Le operazioni dei carabinieri del Nas si è svolta in tutta la provincia di Napoli, ed ha portato complessivamente al sequestro di oltre un quintale e mezzo di carne di vario tipo, oltre ad un altro quintale di prodotti di origine animale e vegetale ed a centinaia di capi di bestiame (conigli e suini) pronti ad essere avviati alla macellazione. Operazioni che si sono svolte da una parte all'altra della provincia partenopea, da Marano di Napoli a Bacoli, passando per Marigliano e Palma Campania.
Nel dettaglio, ad essere ispezionata a Marano di Napoli, nell'hinterland partenopeo, è stata una macelleria nella quale sono stati rinvenuti circa cinquanta chili di prodotti a base di carne, senza alcuna documentazione che ne permettesse la rintracciabilità. Inoltre, è stato chiuso amministrativamente un locale deposito e di lavorazione di carne, che oltre ad essere in difetto con la documentazione, aveva altrettante carenze igienico-sanitarie, oltre che strutturali. All'operazione, ha partecipato anche il personale dell'Asl Napoli 2 Nord, dipartimento di prevenzione e servizio veterinario. A Marigliano, invece sempre i carabinieri del Nas sono intervenuti in una polleria sequestrando un quintale di prodotti di carne che erano tenuti in cattivo stato di conservazione sia all'interno dei locali sia, addirittura, all'interno del bagagliaio di un'automobile. Infine, a Palma Campania, sequestrati altri 100 chili di prodotti di origine animale e vegetale, perché privi di tracciabilità: chiuso amministrativamente anche il locale pasticceria, perché scoperto a sua volta senza autorizzazioni e senza neppure i requisiti igienico-sanitari minimi. Contestualmente, sequestrati 500 conigli a Bacoli e una trentina di capi suini a Santa Maria la Carità: dei primi, un centinaio sono stati avviati alla distruzione dopo un'ispezione igienico-sanitaria, mentre i secondi sono stati sottoposti a fermo sanitario perché privi della certificazione sanitaria che ne attestasse la provenienza.