Sequestrato e picchiato per un falso profilo Instagram: “Ho creduto di morire”
Tre ore di violenza, torture, minacce di ucciderlo. Fino a quando non l'hanno creduto morto e l'hanno scaricato esanime in una campagna, è riuscito a rialzarsi e a chiedere aiuto e, incontrato un conoscente, si è fatto accompagnare dai carabinieri. Mario C., il ragazzo di Casapesenna, in provincia di Caserta, sequestrato e torturato da tre coetanei martedì scorso, 11 giugno, dal letto di ospedale in cui è stato ricoverato ha ricostruito quelle folli ore in cui ha creduto che sarebbe stato ucciso da quelli che riteneva tre amici. Il giovane, con lividi ed escoriazioni in tutto il corpo, se la caverà: per lui 20 giorni di prognosi, i medici hanno deciso di dimetterlo dopo gli ultimi controlli.
Mario ai militari di San Cipriano d'Aversa ha raccontato le fasi di quel sequestro, partendo dalla motivazione: un profilo Instagram falso, che veniva usato per prendere in giro quello che sarebbe diventato uno dei tre carnefici. Lui se lo era ritrovato davanti mentre usava la piattaforma, ma non sapeva chi lo gestisse. Lo aveva anche detto a C. C., ma il ragazzo, che abita coi due fratelli a San Cipriano d'Aversa, paese vicino a Casapesenna, si era convinto che fosse lui a denigrarlo sui social. Uno di loro gli ha proposto un appuntamento, di prendere un caffè insieme, ma si è rivelato una trappola: è salito sulla sua automobile e a San Marcellino sono arrivati anche gli altri due fratelli, e insieme lo hanno costretto a seguirli in una zona di campagna.
"Per due ore, credo anche di più – racconta Mario a Il Mattino – mi hanno portato in giro con una corda al collo, mi hanno colpito a pugni sugli occhi. Con tale violenza che ho avuto un mancamento e a un certo punto pensavano che fossi morto. Li ho sentiti dire che avrebbero buttato il mio corpo in un canale dei Regi Lagni. E io stesso ho creduto che non ce l'avrei fatta, soprattutto quando mi hanno fatto scendere in una campagna di Villa Literno e mi hanno legato a un albero, con il nastro adesivo da imballaggio, per picchiarmi di nuovo".
I tre lo hanno abbandonato nei pressi del Tempio di Casapesenna, portandogli via il telefono cellulare. Il ragazzo è riuscito a raggiungere una azienda, ha chiesto che venisse chiamata un'ambulanza, poi è riuscito a fermare un automobilista che lo ha riconosciuto e lo ha accompagnato all'ospedale Moscati di Aversa.
I tre presunti responsabili, E. C., 34 anni, G. C., 29 anni, e C. C., 33 anni, sono stati identificati e denunciati a piede libero per sequestro di persona e lesioni. I carabinieri hanno perquisito la loro azienda e le loro abitazione ma non è stata trovata la pistola con cui avrebbero minacciato la vittima, ma per il momento non è stato trovato nulla.