Soccavo, figlio del boss ucciso dal barbiere, arrestati i killer di Fortunato Sorianiello
Il rumore degli spari, subito dopo quello del motore che sale di giri. E poi le urla, gente che corre, le sirene. E il corpo di un giovane a terra, senza vita. Quello di Fortunato Sorianiello fu uno degli omicidi più cruenti della guerra di camorra tra il gruppo Sorianiello di Soccavo e gli emergenti guidati da Carlo Tommaselli, che tentò l'assalto al quartiere della periferia occidentale di Napoli spalleggiato dai Marfella di Pianura. Per quell'agguato sono stati oggi arrestati Carlo Tommaselli, il figlio Filippo Tommaselli, Antonio Megali ed Enrico Calcagno, tutti ritenuti legati al gruppo emergente.
Fortunato Sorianiello ucciso dal barbiere
Era il 13 febbraio 2014, il periodo delle "stese" su via dell'Epomeo, dei colpi di pistola e di mitra dai motorini che arrivavano da Pianura e si spingevano fino alle roccaforti dei clan. Fortunato Sorianiello, detto "Foffi", si trovava nel salone del barbiere Creative Hair di Seconda Traversa via dell'Epomeo, quasi al confine tra Soccavo e Pianura. Strada stretta, dove si trova anche il Servizio Servizi Demografici e Statistici del Comune di Napoli. E sotto il controllo del clan Vigilia di Soccavo. Il killer, secondo quando venne ricostruito nelle fasi iniziali delle indagini, entrò in azione da solo, a volto coperto. Sorianiello, 24 anni, fu preso alla sprovvista.
Fu un obiettivo importante, di primo livello per una guerra di camorra: il ragazzo era il figlio di Alfredo Sorianiello, Alfredo ‘o Biondo, boss di uno dei clan più potenti della zona, all'epoca alleato col clan Vigilia, di Alfredo Vigilia, detto Alfredo ‘o niro. Quell'omicidio cambiò anche gli equilibri criminali del quartiere: l'alleanza si ruppe perché i Sorianiello pensarono che il commando avesse ottenuto l'appoggio del clan Vigilia.
Le indagini sull'omicidio dal barbiere
Le indagini si concentrarono dal primo momento sui legami familiari e sugli interessi dei gruppi sul traffico di droga. Coordinati dalla Procura della Repubblica, e attraverso dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e col riscontro di intercettazioni, gli inquirenti hanno individuato i quattro come coinvolti nella pianificazione e nell'esecuzione dell'agguato, che sarebbe stato messo a segno per contrasti legati allo spaccio di stupefacenti nella zona "della 99" del Rione Traiano.
I quattro sono stati arrestati dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e dal personale della Squadra Mobile della Questura di Napoli, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
L'omicidio fotocopia: Luca Megali ucciso dal barbiere
Nove mesi dopo, il 5 novembre 2014, un nuovo agguato. Con le stesse modalità: la vittima "incastrata" in un salone da barbiere. A cadere sotto i colpi dei sicari, in via Vicinale Romano, alla periferia di Pianura, il giovane Luca Megali. Estraneo alle dinamiche criminali, ma con una parentela che fu da subito un campanello d'allarme: era il fratello di Antonio Megali, già all'epoca ritenuto legato al clan Tommaselli e oggi arrestato per l'omicidio di Fortunato Sorianiello. E fu immediato anche il collegamento: botta e risposta di sangue, due omicidi in un salone da barbiere, un filo rosso che univa l'omicidio del figlio del boss a una vendetta trasversale verso uno dei sicari.