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Sorrento, cambiavano banconote da 10 euro false alle macchinette cambiavalute: 7 arresti

Sette persone sono state arrestate dai carabinieri di Sorrento: usavano banconote da 10 euro false per ingannare i cambiavalute automatici e ottenere in cambio denaro contante. I biglietti da 10 euro riportavano la scritta “fac-simile”, ma erano realizzati in modo da eludere i controlli delle macchinette.
A cura di Francesco Loiacono
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Sette persone sono state arrestate dai carabinieri della compagnia di Sorrento con l'accusa di concorso in contraffazione e furto aggravato. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno permesso di accertare come i sette (quattro finiti ai domiciliari e tre sottoposti all'obbligo di firma) utilizzassero banconote da 10 euro "fac simile" per ingannare i cambiavalute automatici, ottenendo in cambio denaro contante vero.

Il modus operandi della banda, composta da napoletani, era sempre lo stesso. I sette si fingevano turisti in vacanza nella Penisola sorrentina, con tanto di minori al seguito, e individuavano i cambiavaluta automatici, ai quali si avvicinavano negli orari più tranquilli, cioè in tarda serata o all'alba. Poi, come ripreso da un video di sorveglianza, introducevano le loro banconote da 10 euro false, realizzate in maniera da poter ingannare le macchinette, e si allontanavano con il denaro contante vero. In una volta sola la banda è riuscita a "scambiare" anche oltre duemila euro.

I carabinieri hanno sequestrato migliaia di banconote artefatte: dalle analisi dei militari è emerso come i biglietti recassero la scritta "fac-simile", in maniera da evitare qualsiasi contestazione in caso di controllo. Al tempo stesso però le banconote erano realizzate con alcune caratteristiche tecniche che le rendevano idonee a superare i controlli delle macchinette cambiavalute: presenza nell'impasto della carta di "fibrine luminescenti" in grado di ingannare i raggi ultravioletti, utilizzo di doppi sistemi di stampa con l'impiego di un toner visibile agli infrarossi. Adesso proseguono le indagini per individuare come gli arrestati si siano procurati il denaro falso.

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