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Stefania uccisa dal marito, la battaglia: “I suoi bimbi non avranno il cognome del mostro”

Stefania Formicola è stata uccisa con un colpo di pistola al cuore il 19 ottobre del 2016 a Sant’Antimo (Napoli) dal marito che stava lasciando. Ora che Carmine D’Aponte è stato condannato all’ergastolo, i genitori della mamma 28enne hanno intrapreso una battaglia per i bimbi di Stefania: dare loro il proprio cognome. “È il momento di chiudere una ferita che quel cognome continuava a far bruciare. E di chiuderla per sempre”.
A cura di Angela Marino
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Stefania Formicola è stata uccisa con un colpo di pistola al cuore il 19 ottobre del 2016 a Sant'Antimo (Napoli) dal marito che stava lasciando. Ora che Carmine D'Aponte è stato condannato all'ergastolo in via definitiva i genitori della mamma 28enne hanno intrapreso un'altra battaglia per il benessere psicologico dei bimbi di Stefania, dare ai nipotini il proprio cognome.  Lo racconta a Fanpage.it nonna Adriana.

Come stanno i suoi nipotini?

"I bambini stanno benissimo. Hanno 7 e 5 anni, sono splendidi".

Dopo la condanna definitiva avete avviato la battaglia il cognome

"Aspettavamo il terzo grado di giudizio per presentare l’istanza, anche se è un nostro desiderio da sempre compiere questo passo. Vogliamo chiudere un capitolo della loro vita e della nostra.

Perché?

Era doloroso dover scrivere, sentire e ricordare ogni volta quel cognome, D’Aponte, era un continuo rigirare il coltello in una ferita che oggi vogliamo chiudere e che si rimargini per sempre.E poi per quale motivo dovrebbero conservare il cognome? Ha marchiato per l’eternità questi bimbi, non sono costretti a portarsi dietro anche il peso del cognome.

I bambini cosa ne pensano? 

"Il piccolo si sente già un Formicola. Il grande, invece, ha avuto qualche resistenza ma per motivi banali, perché il cognome ‘Formicola' si presta a giochi di parole e aveva paura che ha scuola lo chiamassero ‘formica’. Ne abbiamo parlato insieme e ci abbiamo riso su. La formica è un animale nobile!".

Come vivono l'assenza della mamma?

"Il piccolino non ha alcun ricordo di lei. Per lui la vita è iniziata con noi. Il più grande, che ha sette anni, ha avuto delle difficoltà quando a scuola gli chiedevano di fare dei lavori scolastici dedicati alla mamma.

Come reagiva?

‘Io la mamma non ce l’ho!', protestava in lacrime. ‘Hai una mamma, è in cielo',  gli ho detto e glielo ripeto sempre. Non devono mai dimenticare di essere suoi figli e non devono mai dimenticare il motivo per cui non è qui con loro".

Carmine D'Aponte non ha mai cercato i bambini? 

"Mai, da quel maledetto 19 ottobre. Né lui né la famiglia".

Che padre è stato per loro?

"Non c’era mai ed è sempre stato un padre irresponsabile. Pretendeva di insegnare al bambino, il maggiore, a fare il ‘guappo’.  Voleva insegnargli a portare con sé il coltellino o i fiammiferi. Già all’epoca era un pessimo esempio per i bambini".

Come vivono i piccoli questa quarantena?

"Devo dire che ho un bellissimo giardino e in questi giorni di primavera i bimbi, quando non studiano al computer, passano le loro giornate a giocare all’aperto. Stanno soffrendo la limitazione di non andare a scuola e di non poter andare al parco con il nonno o a giocare con gli amichetti, ma stanno molto bene."

Cosa faranno quando potranno uscire?

"Stanno aspettando con ansia la fine dell’emergenza coronavirus per andare al parco e al mare e ai comprare i giochi. Gli ho promesso che quando finirà quarantena, avranno un Nintendo. Non è da me, lo ammetto, in genere sono molto rigida su telefonini e giochi online, ma sono si sono dimostrati così bravi e responsabili in questi giorni, che farò uno strappo alle regole. Se lo meritano".

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