Stipendi e assistenza a detenuti: ecco la “cassa previdenziale” della camorra
Sul bilancio della camorra pesa anche la voce "previdenza sociale". Assegni per le vedove, per i detenuti e per le loro famiglie, senza contare il sostegno agli affiliati costituivano una sorta di welfare camorristico della cosca, realizzato attraverso il pagamento delle cosiddette "mesate". I fondi previdenziali elargiti ai soggetti socialmente deboli dell'organizzazione, venivano attinti della cassa del clan Vanella Grassi. È quanto è emerso dall'inchiesta dei carabinieri coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha condotto all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 indagati ritenuti appartenenti al clan attivo nei quartieri napoletani Secondigliano e Scampia. I destinatari dei provvedimenti cautelari sono esponenti del gruppo camorristico che per anni ha controllato il Lotto G di via Antonio Labriola nell'area nord della città, dove è andata in scena una feroce lotta per l'egemonia sul territorio tra organizzazioni camorristiche rivali.
Le indagini che hanno portato agli arresti dei 14 affiliati si sono sviluppate intorno al nucleo di intercettazioni e di informazioni fornite dai collaboratori di giustizia che hanno permesso di risalire al funzionamento della piazza di spaccio e alle vicende che, tra il 2012 e il 2013, hanno portato alla supremazia del clan Vanella Grassi – asserragliato nella roccaforte strategica di via Labriola – sul cartello delle famiglie Abete-Abbinante-Notturno. I 14 indagati sono ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Alcuni di loro furono oggetto a settembre 2012 di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura per i minori e dalla DDA di Napoli per porto e detenzione abusivi di armi. In quell'occasione vennero sequestrate cinque pistole e 27 kg di hashish.