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Commerciante si suicida lanciandosi nel vuoto: “Tormentato dalla crisi”

L’imprenditore, 61 anni, era titolare di un noto negozio di corso Vittorio Emanuele, a Marigliano, nel Napoletano. Da tempo ormai gli affari erano in crisi. Confcommercio: “Basta tragedie, servono risposte dalle istituzioni”.
A cura di An. Mar.
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Tragedia nel Napoletano. Il titolare di uno storico negozio di calzature di corso Vittorio Emanuele a Marigliano (Napoli), si è ucciso lanciandosi dal terrazzo del quinto piano del parco Rea in via Isonzo. A. S., 61 anni, avrebbe dovuto recarsi dal commercialista. Da qualche tempo l'attività, morsa dalla crisi, avevano registrato un sensibile calo delle vendite, ma niente avrebbe lasciato presagire che la preoccupazione del negoziante 61enne di Marigliano, sarebbe sfociata in una depressione senza ritorno, tanto da indurre l'uomo a togliersi la vita.

L'uomo si è diretto sul parapetto del palazzo intorno alle 12.30, quando, dopo aver scavalcato la recinzione di ferro si è lanciato nel vuoto, precipitando al suolo nel piazzale del parco. Un medico residente nello stabile si è affrettato a prestare soccorso, ma per l'imprenditore non c'è stato nulla da fare. Tutto è accaduto sotto gli occhi atterriti di un operaio impegnato nei lavori sul cantiere di fronte al parco. A nulla sono valse le sue grida disperate: il 61 era ormai deciso.

Confcommercio: "Basta tragedie, servono risposte dalla politica"

"La morte di A. S. ci pone davanti ad un altro caso di disperazione maturata all'interno di un negozio a combattere quotidianamente con i clienti, le tasse, la criminalità, l'abusivismo commerciale, il difficile accesso al credito per poi, dopo tanti sacrifici, assistere inerme, alla "corrosione" della propria micro-azienda a causa della crisi economica e della concorrenza dei grandi centri commerciali". Lo ha detto Mariolina Formisano, presidenete della Federcalzature Confcommercio di Napoli, commentando la scomparsa del commerciante di Marigliano."È facile dire "sono i tempi che cambiano" – prosegue Formisani – un'attività commerciale, soprattutto a carattere familiare, ha una sua identità, diventa una componente di quella famiglia e cedere, chiudere o, peggio ancora, fallire equivale a tagliare un pezzo di quella famiglia. Oggi – aggiunge Formisano – piangiamo la perdita di un onesto lavoratore e dobbiamo constatare che molti altri operatori del terziario stanno affrontando le stesse vicende, facendo i conti con gli stessi problemi e cercano di reagire in qualche modo a questo vero e proprio terremoto in attesa di risposte dal mondo della politica e dello sviluppo".

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