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Strage a Trentola Ducenta, l’agente: “Il furgone mi dava fastidio”

Ai carabinieri che lo hanno interrogato sui fatti di domenica 12 luglio l’agente penitenziario di Trentola Ducenta ha raccontato di aver litigato con le vittime per quel furgone che “dava fastidio” e di aver successivamente sparato. Il cinquantenne, in carcere da ieri, è accusato di omicidio plurimo per la morte di 4 membri della famiglia Verde e di un operaio.
A cura di An. Mar.
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"Quel furgone parcheggiato nei pressi di casa mia dava fastidio e faceva tanto rumore" sono le parole di L.P., agente penitenziario da ieri in carcere a Santa Maria Capua Vetere, per la morte di quattro membri della famiglia Verde –  i suoi vicini – e di un operaio, caduti sotto i colpi della sua pistola di ordinanza in via Carducci, a Trentola Ducenta (Caserta), dove l'agente e i Verde vivevano, domenica 12 luglio. "Gli ho chiesto di spostarlo  – spiega ai militari dell'Arma riferendosi a Franco Pinestro, operaio 37enne che si trovava in via Carducci con il suo furgoncino, per sbrigare alcuni affari con il dirimpettaio del poliziotto, il 61enne Michele Verde  –  lui mi ha minacciato insieme al mio vicino, a quel punto ho avuto paura per la mia incolumità ed ero esasperato, sono andato a prendere la mia pistola e ho sparato a Pinestro alle gambe, poi anche agli altri".

È il racconto della strage in cui sono morti, nell'ordine, Franco Pinestro e i suoi vicini Michele, Enza e Pietro Verde, rispettivamente padre, madre e figlio. Unica superstite Antonella, 23 anni, che ieri mattina dormiva in casa Verde quando è avvenuta la sparatoria. Quando ha sentito gli ultimi colpi ed è uscita dalla stanza ha trovato i corpi in un lago di sangue della suocera e del fidanzato, quindi anche quello del suocero. Salvo, perché al momento non si trovava in casa, anche il secondo figlio dei Verde, che era al bar a fare colazione. Un terzo figlio era invece a Varese dove vive da tempo. Il giovane si sarebbe dovuto sposare nei prossimi giorni ma le nozze sono state annullate.

Proprio il furgone che "faceva rumore e dava fastidio", da quanto risulta dai primi accertamenti dei carabinieri era al centro dei litigi frequenti tra L.P e il capofamiglia dei Verde. La strage è avvenuta dopo che Pinestro aveva parcheggiato il suo furgone in via Carducci a pochi metri dell'ingresso dell'abitazione dell'agente penitenziario, per potervi caricare le cassette della frutta. Sarebbe stato proprio l'ennesimo litigio a far scattare la furia omicida di L. P.. Saranno le autopsie, in programma per le prossime ore, a chiarire l'esatta dinamica della sparatoria. Gli investigatori del Reparto Operativo dell'Arma, intanto, stanno verificando la presenza, durante la sparatoria, di un collaboratore di Pinestro, uno straniero che era solito aiutare l'operaio nel lavoro e che alcuni testimoni hanno riferito essere presento sulla scena del delitto. Per ora, L. P. resta in carcere in attesa della convalida dell'arresto.

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