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Strage di Pescopagano, la Dda blocca permessi premio al boss La Torre: pericolo di fuga

I carabinieri hanno notificato una nuova misura cautelare in carcere ad Augusto La Torre, ex boss del clan di Mondragone che porta il suo cognome: relativa alla condanna per la Strage di Pescopagano, è stata emessa per evitare che il camorrista, che sarebbe stato scarcerato tra due anni dopo 30 di reclusione, scappasse prima che la sentenza divenisse esecutiva.
A cura di Nico Falco
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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere al boss Augusto La Torre, detenuto dal 1992, relativa alla condanna all'ergastolo per la cosiddetta "Strage di Pescopagano" del 1990: il provvedimento per evitare che, approfittando dei permessi premio, possa scappare prima che la nuova sentenza diventi esecutiva. L'ordinanza è stata emessa dal tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea: l'ex capo dell'omonimo clan operante a Mondragone (Caserta) è ritenuto responsabile di strage, omicidio e lesioni personali gravissime, commessi nel territorio del comune di Castelvolturno (Caserta), in località Bagnara, frazione di Pescopagano.

I fatti contestati sono quelli della strage della sera del 24 aprile 1990, perpetrata per imporre il predominio del clan su una organizzazione rivale, composta in special modo da cittadini tanzaniani, che gestiva il traffico di eroina. Fu una carneficina articolata in due fasi. La prima, all'interno del bar "Centro", dove un commando fece irruzione sparando all'impazzata: due persone furono uccise, Naj Man Fiugy e Alfonso Romano, altre sei rimasero ferite. Il gruppo di fuoco, successivamente, sparò anche all'esterno del locale, ammazzando altre tre persone (Haroub Saidi Ally, Ally Khalifan Khanshi e Hamdy Salim) e ferendone una quarta, che si trovavano in una Fiat 127 parcheggiata vicino al bar. Bilancio totale, 5 morti, tra cui un avventore casuale del bar, e 7 feriti, tra cui il figlio 14enne del titolare dell'esercizio commerciale, che riportò lesioni permanenti. Per gli inquirenti, Augusto La Torre era uno dei componenti di quel commando di morte.

La Torre, detenuto dal 1992, nel 2022 avrebbe scontato 30 anni di reclusione e quindi, in base all'ordinamento vigente, dal prossimo anno avrebbe potuto beneficiare di alcuni permessi per lasciare il carcere; il provvedimento è stato emesso perché, ritengono gli inquirenti, l'ex boss avrebbe potuto approfittare di uno di questi premi per scomparire.

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