Stupro di Sorrento, battute in chat tra gli indagati: “Lo avete fatto sul mio lenzuolo”
Un vero e proprio gruppo su Whatsapp per "celebrare" quello che per loro sembrava quasi un evento goliardico. In dieci, di età compresa tra i ventuno ed in trentadue anni, contro una donna di cinquanta, una turista inglese arrivata in penisola sorrentina per trascorrere qualche giorno di vacanza con la figlia. Nessun segno di pentimento, nessun rimorso: risate, battute, emoticon, come se si trattasse di commentare un film o una partita di calcio.
Il nome del gruppo era indicativo: "Cattive abitudini". E all'interno, come ricostruito da "il Mattino", parlavano liberamente. Della loro vittima, definita una "milf" (acronimo inglese che indica donne di una certa età con cui voler avere rapporti sessuali) di cinquant'anni, "ancora avvenente da desiderarne rapporti sessuali". Si ride e si scherza, qualcuno addirittura cerca di evincere chi sia stato il più "abile", qualcun altro ancora specifica agli altri "avete fatto i vostri comodi sul mio lenzuolo".
Il racconto della donna: "Erano almeno una decina"
La donna, invece, una volta ripresa dallo stordimento dovuto alle droghe ed allo stupro, aveva ricevuto subito aiuto dal personale del tour operator che aveva organizzato il viaggio. Poche ore dopo sarebbe dovuta tornare in Inghilterra, e così le suggerirono di denunciare il tutto al consolato di Roma. E così è stato. Tornata in patria, nel Kent, ha poi sporto denuncia anche alle autorità locali, ricostruendo alla meglio la folle serata sorrentina.
"Nella stanza del personale, dove sono stata portata sotto l’effetto della droga, c'erano almeno dieci uomini nudi, tutti molto giovani. Uno di loro, mi ricordo, aveva tatuata sul collo una corona", ha raccontato nell'esposto presentato. Dettagli precisi che, con la collaborazione dell'albergo, ha permesso di identificare al momento almeno sei di quei dieci uomini. Cinque sono già in carcere, il sesto è indagato a piede libero. Dalle analisi effettuate dalla donna, sono emerse prove inconfutabili, come il dna degli indagati e tracce delle cosiddette "droghe dello stupro".
Gli insulti su Facebook
Intanto, appena trapelata l'identità degli indagati, non sono mancati i commenti carichi di insulti su Facebook da parte di altri utenti. E così, se da una parte alcuni di loro avevano foto e commenti con le rispettive compagne, presto si sono visti "invadere" la bacheca dagli insulti più svariati. C'è chi infatti ha scritto: "In più di dieci contro una povera cinquantenne drogata e stordita, veri maschi etero. Schifo, disgusto e disprezzo", mentre qualcun altro ha augurato: "Dovete marcire in galera. Siete feccia, dovete avere lo stesso scempio in galera, mostri bastardi".