Tentarono di dar fuoco a un centro per migranti con una molotov: “Mossi da odio razziale”
Avevano usato una bottiglia di plastica contenente liquido infiammabile per dare fuoco alla rete di recinzione che proteggeva le grate esterno del centro C.T.A. Europa di Vairano Patenora, frazione di Scalo, nel casertano, in cui venivano ospitati cittadini extracomunitari richiedenti asilo. L’episodio è avvenuto il 9 gennaio e questa mattina i militari della stazione dei carabinieri di Vairano Scalo hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di un 46enne di Cassino e di un 48enne del Marocco, entrambi residenti a Vairano Patenora. I due sono ritenuti gravemente indiziati del tentato incendio con l’aggravante di aver commesso il fatto per motivi di odio razziale.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’obiettivo dei due era quello di provocare un incendio e una conseguente esplosione, grazie alla presenza di un contatore del gas nelle vicinanze, con potenziali conseguenze lesive per le persone ospitate nel centro, oltre che per i vicini e i passanti. L’intervento degli ospiti della struttura ha però consentito di impedire che le fiamme si propagassero. Le indagini, avviate a gennaio, hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti anche grazie all’acquisizione delle registrazioni di alcune telecamere di sorveglianza. I due indagati, a bordo di una autovettura, dopo aver preso della benzina da una stazione di rifornimento, sono andato al centro dove hanno tentato di appiccare l’incendio.
Le indagini hanno fatto emergere l’ipotesi dell’aggravante data dalle finalità di discriminazione e odio razziale, poiché si desumeva che l’azione fosse motivata da un sentimento di rancore nutrito verso i cittadini extracomunitario in assenza di qualsiasi movente alternativo. Nel novembre del 2016 un’altra aggressione si era verificata nei confronti degli ospiti dello stesso centro. Quattro ragazzi, tra cui anche il figlio di uno dei due uomini indagati, erano entrati all’interno della struttura armati di tronchese e di pistola e avevano picchiato alcuni ospiti del centro, esplodendo anche alcuni colpi di arma da fuoco.