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Testimone di Geova si lascia morire, i figli: “Ci sono cure alternative alla trasfusione”

I figli della donna testimone di Geova che ha rifiutato la trasfusione e si è lasciata morire stanno valutando di denuncia l’ospedale di Piedimonte Matese: avevano proposto delle “cure alternative” che non sono state utilizzate. Il medico ha replicato spiegando che, per l’emorragia in corso, l’unica strategia possibile era la trasfusione.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Potrebbe proseguire in tribunale la storia della donna di 65 anni, testimone di Geova, che ha rifiutato una trasfusione di sangue e si è lasciata morire nell'ospedale di Piedimonte Matese per una emorragia dovuta a una gastrite: i figli, tramite una nota diffusa dal movimento religioso, hanno fatto sapere di aver proposto delle cure alternative ai medici e di stare valutando possibili azioni legali nei confronti dell'ospedale. Le terapie che avrebbero voluto far somministrare alla madre, ha però replicato il medico, non erano valide e non sarebbero servite.

La lettera del Testimoni di Geova arriva dopo il post su Facebook di Gianfausto Iarrobino, primario della Chirurgia Generale dell'ospedale in provincia di Caserta, che si era detto "triste e contemporaneamente incazzato nero" e aveva raccontato la situazione, dicendosi convinto che la donna si sarebbe salvata senza problemi se solo avesse acconsentito alla trasfusione di sangue, pratica che però andava contro la sua religione.

I Testimoni di Geova: "Esistono cure alternative alla trasfusione"

I figli hanno replicato alla ricostruzione del medico raccontando la loro versione dei fatti, e aggiungendo di avere proposto, a più riprese, di utilizzare strategie alternative che secondo loro avrebbero potuto salvare la madre e hanno annunciato possibili azioni legali nei confronti dell'ospedale di Piedimonte Matese; le trasfusioni, hanno aggiunto, senza i farmaci da loro indicati sarebbero state inutili.

"Quando nostra madre si è sentita male l'abbiamo portata subito in ospedale perché venisse curata nel modo migliore possibile – scrivono i tre figli – abbiamo anche rispettato la sua decisione di non ricevere trasfusioni di sangue, consapevoli che esistono strategie mediche alternative che funzionano molto bene, anche in casi delicati. È falso pertanto che avremmo "sfidato la scienza". Purtroppo, quando nostra madre ha chiesto ai medici di curarla con ogni terapia possibile tranne che col sangue, i medici non le hanno somministrato prontamente farmaci che innalzassero i valori dell'emoglobina".

Il medico: "Per l'emorragia era necessaria la trasfusione"

Gianfausto Iarrobino, raggiunto da Il Mattino, ribatte alle accuse spiegando che quelle cure, che i figli avrebbero voluto far somministrare alla paziente, non l'avrebbero di certo salvata e che quei farmaci non sarebbero serviti a nulla in assenza di una trasfusione. "Quei volantini che mi hanno dato, con le cure alternative, sono gli stessi che trovo nella buca delle lettere quando passano i Testimoni di Geova – ha detto il primario – in qualità di medico so bene come si cura una paziente e non mi attengo a un volantino".

Il medico ha aggiunto che secondo i figli avrebbero dovuto somministrare alla 65enne la vitamina B12 o leritropoietina, che però, come ha anche spiegato in ospedale, si possono usare per una anemia cronica e non acuta come quella della donna, che era dovuta a una emorragia, e che nel caso specifico l'unico modo possibile di salvarla era una trasfusione di sangue.

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