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“Ticket troppo cari, impossibile curarsi in Campania”: protestano e vengono denunciati

I pazienti e i cittadini, riuniti in comitati, hanno bloccato la cassa ticket dell’Ospedale San Gennaro di Napoli, alla Sanità, per qualche ora. Protestavano per i ticket troppo alti e lo smantellamento della sanità pubblica. Sono stati denunciati.
A cura di Gaia Bozza
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Ticket inaccessibili, lunghe liste d'attesa, ospedali fatiscenti. In Campania, sempre di più, si cura chi può permetterselo: per questo, cittadini e pazienti del "Comitato  contro la chiusura dell’Ospedale San Gennaro", insieme al "Comitato Salviamo il Pellegrini", hanno bloccato la cassa ticket dell’ospedale San Gennaro. Una protesta che, però, è costata cara: irruzione delle forze dell'ordine con sette denunce per interruzione di pubblico servizio. L'azione dimostrativa era diretta a denunciare la mancata attuazione del programma di rilancio dell'ospedale, condannato a un progressivo smantellamento. Il programma di rilancio era stato stabilito, dopo una lunga lotta, in un incontro lo scorso Novembre tra il Comitato e la Regione Campania. Però, denuncia il Comitato che raccoglie anche alcuni lavoratori della struttura, "non sono state ascoltate  le nostre proposte per riqualificare l’ospedale in base alle esigenze territoriali". Inoltre, l'elevato costo dei ticket e l'impossibilità di curarsi per molte famiglie che non arrivano a fine mese, hanno spinto i cittadini ad andare nell'ufficio ticket e impedire per qualche ora che i pazienti pagassero per le visite, invocando l'articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto alla salute.  "Il tutto nella totale assenza della dirigenza ospedaliera e aziendale – dicono i portavoce –  che è intervenuta solo per denunciare una interruzione di pubblico servizio e non per ascoltare le istanze degli abitanti del quartiere Sanità e dei lavoratori".

L‘ospedale San Gennaro, nel popolare e difficile quartiere Sanità non è più, di fatto, una struttura ospedaliera: manca un vero pronto soccorso, mancano i reparti. Ad oggi, è possibile solo fare visite ambulatoriali e l'intera struttura stata strappata a morte certa con un presidio di primo soccorso.  "Il servizio ospedaliero non lo abbiamo bloccato noi oggi – denuncia il Comitato, che ha ingaggiato una dura battaglia da oltre un anno, anche occupando la struttura –  ma i vertici nazionali, regionali e aziendali con tagli, vuoti dirigenziali, chiusure di reparti e di interi ospedali, ritardi nell'apertura di altri ospedali, ruberie e privatizzazioni varie e soprattutto bloccando l’accesso al servizio pubblico attraverso i ticket che hanno aumentato la quantità (dati alla mano) di persone che non si curano perché non possono permetterselo". Grande solidarietà da parte del quartiere, pronto a scendere in piazza con i Comitati: nonostante le denunce, ci saranno altre azioni: "Il 22 Giugno saremo in piazza, alla Sanità, per ribadire che la salute è un diritto".

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