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Il suicidio di Tiziana Cantone

Tiziana Cantone: l’ex fidanzato a processo per calunnia, falso e accesso abusivo a dati informatici

L’ex fidanzato di Tiziana Cantone, la 31enne che si è suicidata nel settembre del 2016 dopo la diffusione di alcuni suoi video hot, è stato rinviato a giudizio. Il prossimo 18 dicembre Sergio Di Palo comparirà davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Napoli per difendersi dalle accuse di calunnia, accesso abusivo a dati informatici e falso.
A cura di Francesco Loiacono
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Tiziana Cantone
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Il suicidio di Tiziana Cantone

Sergio Di Palo, l'ex fidanzato di Tiziana Cantone, è stato rinviato a giudizio dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Napoli, Egle Pilla. Di Palo dovrà rispondere delle accuse di calunnia, accesso abusivo a dati informatici e falso: tutte ipotesi di reato che gli inquirenti gli hanno contestato nell'ambito delle indagini sul suicidio della sua ex fidanzata. La 31enne Tiziana Cantone si tolse la vita il 13 settembre del 2016 impiccandosi con un foulard nell'abitazione della madre a Mugnano, in provincia di Napoli, dove si era trasferita da poco. La ragazza aveva compiuto l'estremo gesto dopo la diffusione illecita in rete di alcuni video hard che la vedevano protagonista. L'inchiesta per istigazione al suicidio che era stata aperta dopo la sua morte è stata archiviata nel dicembre dello scorso anno dalla procura di Napoli Nord: nessuno ha insomma spinto la giovane al suicidio. Il pubblico ministero Valeria Sico aveva però chiesto il rinvio a giudizio per l'ex fidanzato di Tiziana in merito ad altre ipotesi di reato. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 18 dicembre davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Napoli.

La storia dei video hot virali

La vicenda legata a Tiziana Cantone diventò di dominio pubblico il 25 aprile del 2015, quando uno dei complessivi sei filmati hard che la vedevano protagonista venne caricato su un portale. Nei giorni seguenti comparirono altri video, che rimbalzarono poi da utente a utente grazie a Whatsapp. Il processo di viralità, unito alla produzione di alcuni meme legati a un'espressione particolare utilizzata dalla donna in un video, travolse Tiziana Cantone. La ragazza provò a fare una battaglia giudiziaria ai "giganti" del web (Facebook, Google, YouTube) per chiedere la rimozione dei video: ma il procedimento si concluse con la sua condanna al pagamento delle spese legali.

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