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Tiziana, da Roma alla periferia di Napoli per un sogno: “Voglio dare buona musica a km 0”

Il Sound Music Club è diventato in poco tempo uno dei posti più amati per la musica dal vivo a Napoli: i meriti sono della fondatrice Tiziana Palmieri, musicologa, che ha voluto creare uno spazio in cui si fa molta attenzione all’acustica e alla programmazione.
A cura di Francesco Raiola
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Tiziana Palmieri con Smoota dei Tv On the Radio
Tiziana Palmieri con Smoota dei Tv On the Radio

Da un paio di anni, a Frattamaggiore, provincia di Napoli ha aperto il Sound Music Club, una sala concerti che ha ospitato alcune delle realtà più interessanti della scena italiana e internazionale. Dopo il successo della prima stagione, da qualche settimana è partita la seconda, che conferma come la provincia sia sempre più terreno fertile per chiunque ami la musica live, come in questi ultimi anni ha confermato un locale come lo Smav. A fondare questa nuova realtà è stata Tiziana Palmieri, musicologa, che fino a qualche anno fa viveva a Roma e là svolgeva il proprio lavoro, prima di decidere di lasciare (quasi) tutto e cercare una strada che l'attirava da tempo, quella di uno spazio che potesse ospitare bella musica e soprattutto lo facesse rispettando artisti e pubblico con un lavoro importante sull'acustica.

I risultati, ci dice Tiziana, stanno arrivando, sia dalla parte del pubblico che da quello dei musicisti che ormai sanno di avere un luogo a disposizione in più dove potersi far ascoltare al meglio. Nelle scorse settimane hanno calcato il palco artisti come Cristiano Godano e Leo Pari, ma anche i fratelli Micha e Markus Acher, fondatori dei Notwist e sbarcati in Campania con il side project Le Millepede e Dave "Smoota" Smith, dei TV On The Radio, mentre nelle prossime settimane saliranno sul palco Omosumo, Giorgio Canali, Diaframma, Soviet Soviet e Garbo, tra gli altri.

Ciao Tiziana, come è partita questa nuova stagione del Sound Music Club?
Direi decisamente bene. Le vele sono ormai spiegate e il vento pare soffiare nella giusta direzione.

Tu sei una musicologa che qualche anno fa ha deciso di lasciare Roma e tornare a Napoli. Ci racconti questa scelta?
Lasciare una strada sicura per una meno stabile è da folli. Il rischio ha accompagnato da sempre le mie scelte ed è una componente che mi dà anche una certa carica. Inizialmente doveva essere un periodo breve in cui riconciliarmi con la città che avevo deciso di lasciare dieci anni prima. Il periodo breve è diventato, mano a mano, più lungo dopo aver notato che, musicalmente, la città aveva gran sete di musica, quella stessa musica che non ha mai abbandonato Napoli ma che, per difficoltà o per scomparsa di luoghi adatti, non ha visto il percorso compiersi in toto. Ho dunque pensato di dedicarmici, poiché molto spesso si sceglie di andar via per portare i propri contributi altrove, volevo che Napoli potesse rivivere di nuovo di luce propria, senza macinare km per poter assistere a live e a proposte musicali interessanti. I Napoletani hanno un gran cuore e tanta voglia di costruire, ascoltare, curiosare. Non vedo perché non possiamo farlo comodamente a casa nostra.

Sento spesso gli addetti al settore lamentarsi, eppure tu hai deciso di buttarti comunque, una scelta che vista dall’esterno sembrava folle, ma che, per adesso, quindi, pare aver portato risultati buoni.
Io credo che il lavoro svolto bene porti a dei buoni risultati. In ogni settore. Sono una persona concreta sul lavoro, che non si lamenta mai, preferisco i fatti alle parole. Credo che le persone stiano cominciando a distinguere un lavoro ben fatto da un lavoro approssimativo, poco professionale e spesso senza passione alcuna. Prima ancora di "lavoro", la Musica è la mia vita. E le persone lo sentono.

Inaspettati?
Ricevere un'ottima risposta agli eventi proposti sin dall'apertura è stato inaspettato. Anche se questo mi ha fatto capire che c'era solo voglia di ricevere proposte interessanti per raccoglierle con entusiasmo.

La situazione live napoletana è un po’ in ginocchio, sono pochi i locali e i promoter che si danno da fare e pare che la periferia stia riacquistando sempre più centralità. Tu hai puntato su una qualità che parte soprattutto dalla struttura e da una qualità sonora di alto livello. Insomma, non è vero che la qualità non paga…
La qualità paga, di certo si fa più fatica se le persone sono state abituate dagli addetti ai lavori ad un ascolto sommario e superficiale, ma paga ed arriva. La mia scelta di aprire un club come una sala concerti, non come intrattenimento, è stata riconosciuta. La sala dedicata ai live è stato studio di ingegneri acustici, la cura e l'attenzione dedicata è stata molto alta. Troppo spesso noto superficialità e noncuranza nei luoghi in cui si fa musica, non è giusto affatto. I musicisti e gli ascoltatori devono poter godere di un'acustica all'altezza delle aspettative. Mi piace pensare che tutti quei gestori di locali che non si curano dell'acustica abbiano completamente sbagliato tutto. Non è giusto verso i musicisti, non è giusto verso gli ascoltatori. Uno degli ingegneri acustici che si sono occupati dell'acustica della sala mi disse: "La cattiva acustica stordisce più dell'alcol". Ed è così, oltre a conferire dignità alla musica, io ho rispetto per il pubblico e per l'ascolto che ormai stava andando perduto.

Senti, ma parliamo di musica: cosa ti piace, cosa ascolti?
Essendo musicologa, i miei lavori precedenti si sono concentrati maggiormente sulla musica classica che io amo. Ma sono sempre stata curiosa negli ascolti, mi piace affermare di essere attenta ai suoni, se un suono mi colpisce ne approfondisco il percorso. Ho sempre ascoltato tutti i "generi" anche se le etichette e le definizioni le maldigerisco. La musica è un flusso totale, rinchiuderla in compartimenti è roba da critici (ho scritto per 8 anni).

Come scegli (e scopri) la musica da passare?
Principalmente ai live. Per me la dimensione live è quella più interessante per scoprire nuova musica. Ho sempre concepito, fin da ragazzina, l'uscita come "andare ai concerti". Ne ho visti migliaia, non tengo più il conto ormai, e ancora ci vado, nonostante i tanti impegni. Se un artista mi colpisce, compro il disco e comincio ad esplorare lui e il mondo di riferimento di quell'artista, per avere una visione più completa. Credo di ascoltare, quotidianamente, ore di musica, non mi stanca mai e mi accompagna in qualsiasi momento della giornata.

Qual è il problema maggiore che si trova ad affrontare chi tenta una strada come la tua?
Uno dei problemi è la mancanza di curiosità che ti spinge ad ascoltare artisti che non conosci. Ma questo problema ha origine nelle proposte aride e sterili o magari improntate sui soliti nomi che vengono spinti nel mercato da gestori di locali. In un panorama di cover band e di nomi sentiti e strasentiti, io cerco di creare un percorso in cui indicare alle persone nomi differenti. Le persone sono semplicemente disabituate perché assistono a cartelloni sempre uguali, proprio perché non si osa e non si rischia. È comodo scegliere una strada sempre uguale, la comodità però non fa per me. In questo modo si crea curiosità, voglia di ascoltare, e non ci si fossilizza.

La soddisfazione più grande che hai avuto?
Per quanto concerne il club, ricevere complimenti sia dai musicisti che dagli ascoltatori. Complimenti sentiti ed autentici in cui mi si spronava a non mollare perché stessi creando una valida alternativa a chi sceglie la comodità.

L’artista che faresti di tutto pur di avere lì? Uno/a raggiungibile e uno/a irraggiungibile.
Bach :)

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