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Tonino, l’imprenditore suicida nella sua fabbrica. Il premier Conte: vicino alla famiglia

Antonio, imprenditore di 58 anni della periferia est di Napoli, si è ucciso in un capannone della sua azienda nella periferia est di Napoli. L’allarme lanciato dai familiari che non lo avevano visto tornare a casa. L’uomo soffriva da tempo di depressione, aveva riaperto l’attività pochi giorni fa. Il premier Conte ha mostrato vicinanza alla famiglia parlando di “notizia dolorosa”.
A cura di Nico Falco
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immagine di repertorio
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Aveva riaperto la sua ditta lunedì, dopo oltre un mese di chiusura. A chi lo aveva incontrato in questi due giorni si era mostrato ottimista, pieno di forze per la ripartenza. "Vedrai, supereremo anche questa", aveva detto a un collega commerciante, che ha l'attività proprio di fronte alla sua. Ma ieri sera, nel suo ufficio, il male di vivere deve avere avuto la meglio su tutte le speranze per il futuro. Soffriva già da tempo di depressione Antonio, per tutti Tonino, il piccolo imprenditore di 58 anni che si è ucciso nella sua attività nella periferia est di Napoli. Gestiva una ditta di allestimenti per negozi con 5/6 dipendenti. I familiari hanno lanciato l'allarme ieri sera, non vedendolo tornare a casa. Le forze dell'ordine lo hanno trovato ormai senza vita in un capannone. Lascia la moglie e una figlia.

Il sindaco di Cercola, Vincenzo Fiengo, parlando a nome della famiglia, ha fatto sapere che "il suicidio non è legato a motivi economici ma che il loro congiunto soffriva da tempo di una forma depressiva che si è accentuata negli ultimi tempi". Anche il premier Giuseppe Conte ha espresso vicinanza alla famiglia per la tragedia, parlando di "notizia dolorosa" durante un incontro con le imprese. Tonino, che sette anni fa era anche uscito vittorioso dalla terribile esperienza di un tumore, non aveva dato segnali di cedimento nemmeno dopo il duro periodo del lockdown del coronavirus e anche alla ripartenza, finalmente arrivata, aveva cercato di fare forza ai colleghi, spronandoli a riprendere le attività come e più di prima.

"Da lui non ce lo aspettavamo – racconta l'amico commerciante Marco Scala – era un riferimento positivo. Sicuramente aveva anche lui risentito del lockdown, visto per lavoro si occupava dell'arredamento dei negozi e con le chiusure si è dovuto fermare e c'è stato chi non ha potuto pagare". "Tonino era una persona umile e semplice, un lavoratore – continua – preferiva sacrificarsi lui piuttosto che privare i suoi dipendenti di qualcosa. Per lui era una questione di dignità. Ieri sera ci siamo salutati come sempre, l'ho visto entrare in azienda. Nulla faceva presagire un gesto del genere. Anzi, anche in questi giorni era Tonino quello che incoraggiava gli altri, il più ottimista, quello che diceva ‘vedrai, supereremo anche questa'".

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