Tornano liberi i due figli di Paolo di Lauro. Il clan minaccia di rinascere
Tornano liberi i figli del boss Paolo di Lauro. Fine pena per Vincenzo e Ciro, che terminano di scontare una condanna per associazione camorristica e traffico di droga. Si annuncia il ritorno nella roccaforte di Secondigliano, nel Terzo Mondo, dove le ceneri del clan di Lauro, che ha dominato il traffico di droga della periferia di Napoli, vincendo la guerra con i La Monica per l'egemonia, non sono ancora spente. I due sono i fratelli di Cosimo, primo dei dieci figli di Paolo detto "Ciruzzo o' milionario" e anche tra i primi della sua famiglia a finire in cella. Secondo quanto ricostruito da indagini e processi Cosimo sarebbe stato l'artefice della faida del 2004 contro gli scissionisti.
Arrestati dopo la faida della scissione del 2004-2005 Ciro e Vincenzo sono rimasti in carcere mentre si svolgevano altre due faide per il controllo del territorio: quella del 2007 e quella, recente, del 2011,che videro fronteggiarsi i cosiddetti «girati» del sodalizio della Vanella Grassi e gli scissionisti del clan Amato-Pagano-Abete. All'appello dei pm, però, manca ancora Marco di Lauro, il quarto figlio dei rampolli di via Cupa dell'Arco. "F4", come lo indicano nei verbali gli investigatori,è un superlatitante, ricercato in Campania e su tutto il territorio nazionale. Marco ha guidato la famiglia durante l'assenza dei fratelli e del padre. A casa, ad aspettare Ciro e Vincenzo e c'è, invece, Salvatore di Lauro, in libertà da un anno dopo aver scontato la sua pena. Una famiglia che si ritrova, che riannoda le fila dei legami e si rinsalda, forse, di fronte alla minaccia dei muovi capi. Tra questi,ci sarebbe il giovanissimo Umberto Accurso, 21 anni, attualmente ricercato per omicidio in quanto ritenuto esponente di spicco del gruppo di fuoco della Vanella Grassi. Il clan che sembrava seppellito dai morti e dalle polvere dei fascicoli di inchiesta che hanno portato alle condanne dei leader si prepara a smuovere i nuovi equilibri e a ridestare vecchi rancori, gli stessi che hanno lasciato a terra centinaia di morti nelle tre faide.