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Trafficavano armi con l’Isis: arrestati coniugi napoletani convertiti all’Islam

Nell’operazione, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, su un’inchiesta della Dda di Napoli, sono state arrestate anche altre due persone, l’amministratore della Società Romana Elicotteri e un cittadino libico, che però risulta irreperibile.
A cura di Valerio Papadia
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Vasta operazione della Guardia di Finanza volta al contrasto del traffico internazionale di armi e alla radicalizzazione di soggetti ritenuti vicini al terrorismo islamico. Il Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, su ordinanza della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha arrestato quattro persone, ritenute responsabili di traffico di armi a favore dell'Isis in Libia e in Afghanistan. Tra gli arrestati figurano anche due coniugi napoletani, Michele Di Leva, 69 anni, e sua moglie Anna Maria Fontana, 63 anni, originari di San Giorgio a Cremano, convertiti entrambi all'Islam.

Michele Di Leva, conosciuto come il "Jafaar" di San Giorgio a Cremano, trafficava principalmente in elicotteri e missili anticarro. La moglie Anna Maria Fontana, invece, secondo quanto emerge dalle intercettazioni e dagli incartamenti dell'indagine, risulta avere forti legami con il Governo iraniano. La donna, con un passato da assessore assessore socialdemocratico nella sua città, inoltre, risulta proprietaria di diversi locali nella cittadina in provincia di Napoli, uno dei quali, un ristorante arabo, è stato posto sotto sequestro. Nell'inchiesta, condotta dai pm della Dda napoletana Catello Maresca e Maurizio Giordano, con il pm della direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano e il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, risulta indagato anche il figlio della coppia.

Emanati anche altri due provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'imprenditore Andrea Pardi, amministratore della Società Romana Elicotteri s.r.l. e un cittadino libico, che al momento però risulta irreperibile.

Michele Di Leva e Anna Maria Fontana in Libia

Dalle indagini, Michele Di Leva e Anna Maria Fontana risulterebbero implicati anche nel rapimento di quattro cittadini italiani avvenuto in Libia nel 2015. Nell'inchiesta sarebbero venuti fuori alcuni sms scambiati dalla coppia con i rapitori subito dopo il sequestro. La vicenda si concluse nel marzo del 2016 con la morte di Fausto Pivano e Salvatore Failla e la liberazione di Gino Pollicandro e Filippo Calcagno.

I legami tra i Casalesi e l'Isis

Gli arresti di questa mattina sono figli di un'indagine scattate nel 2013 sull'imprenditore Francesco Chianese di Parete, in provincia di Caserta. L'imprenditore, ritenuto dagli inquirenti molto vicino al clan camorristico dei Casalesi, sarebbe dovuto andare in Africa a fare l'istruttore militare, una specie di basista in una trattativa che avrebbe dovuto vedere il clan vendere armi ai miliziani jihadisti.

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