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Traffico di rifiuti nel porto di Salerno, 39 persone ai domiciliari

La Guardia di Finanza di Salerno sta eseguendo dall’alba di oggi, 5 maggio, una ordinanza per 69 persone: sono accusate a vario titolo di reati commessi nell’area portuale di Salerno, tra cui accesso abusivo a sistemi informatici e traffico internazionale di rifiuti. L’operazione è stata chiamata Tortuga, come la leggendaria isola dei pirati dei Caraibi.
A cura di Nico Falco
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Vestiti, prodotti per la casa, frutta, persino pacchi di mandorle o di arachidi. Dal porto di Salerno poteva sparire di tutto, anche quella merce che valeva pochi euro. Semplicemente, era nei container e chi ne aveva bisogno la rubava. Un sistema diffuso e così consolidato che in una intercettazione si sente addirittura la moglie di un funzionario lamentarsi per non avere ancora avuto dei prodotti di una determinata azienda. E lui che si scusa: se non vengono disposte ispezioni in quei container non ha modo di prenderli, ci vuole un po' di pazienza.

Il sistema che è stato sgominato dalla Guardia di Finanza (indagini coordinate dalla Procura di Salerno e avviate nel 2018) coinvolgeva 69 persone, tra funzionari doganali, ispettori fito sanitari, funzionari dell'ufficio doganale marittimo, spedizionieri doganali e operatori portuali. "Non poche mele marce, ma un sistema corrotto", ha spiegato il procuratore Borrelli, che costituiva praticamente uno status quo di cui molti erano a conoscenza. I registri venivano alterati, le indagini ostacolate, i controlli sulle merci venivano "aggiustati" pagando mazzette ai funzionari incaricati.

Il blitz è scattato all'alba di oggi, 5 maggio. L'operazione è stata denominata "Tortuga", come l'isola che è stata una delle roccaforti dei pirati nei Caraibi. Un nome non scelto a caso, che vuole indicare proprio il sistema di corruzione e di gestione illecita che, ritengono gli inquirenti si era creato all'interno del porto di Salerno, grazie alle complicità su più livelli di funzionari e dipendenti.

Gli indagati dell'operazione Tortuga

Complessivamente gli indagati sono 84. I destinatati delle misure sono 69 (39 ai domiciliari, 21 divieti di dimora, 9 misure interdittive dell'esercizio della professione, pubblico ufficio o pubblico servizio). Il provvedimento cautelare ha riguardato nel dettaglio 17 funzionari doganali, 6 funzionari sanitari, 22 spedizionieri doganali, 10 operatori portuali, 2 avvocati, 1 dipendente amministrativo in servizio presso la Procura della Repubblica di Salerno, 1 militare della Guardia di Finanza, 10 soggetti privati. Tra gli indagati, e destinatari di misura, anche l'ex direttore ad interim e l'ex vicedirettore dell'Ufficio Dogane di Salerno.

Le ipotesi di reato sono peculato, corruzione, favoreggiamento, falso, traffico di influenze illecite, accesso abusivo a sistemi informatici, ricettazione e traffico internazionale di rifiuti, commessi nel porto di Salerno, uno dei più importanti a livello nazionale.

Il traffico di rifiuti verso l'Africa

Tra le attività emerse c'è anche un traffico internazionale di rifiuti: venivano mandati in Africa pneumatici, pannelli fotovoltaici, batterie, oltre che merce rubata. Risultano coinvolti 2 spedizionieri doganali e 7 persone di origine africana, nei controlli sono state sequestrate 60 tonnellate di rifiuti, speciali e non, 1000 pannelli fotovoltaici e circa 1000 accumulatori di energia rubati e stivati nei container.

Le indagini nel porto di Salerno

Le indagini sono partite nel 2018, dopo una segnalazione dell'OLAF (Ufficio europeo antifrode), relativa a un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè apparentemente destinato al Marocco. Gli investigatori hanno dimostrato il transito di 5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, che secondo i registri era stato indicato come in entrata e poi in uscita, ma in realtà non era mai passato per il porto ed era stato venduto di contrabbando, con una evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e duecentomila euro.

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