Treccine blu e pantaloni strappati vietati a scuola: cosa dice il “patto” tra scuola e genitori
All'istituto Ilaria Alpi – Carlo Levi di Scampia poco dopo le otto del mattino, c'è un via vai di mamme e di bambini. Nulla di strano, la scuola è ricominciata da poco. Ma oggi non è un giorno come gli altri. I genitori sono chiamati a firmare il "Patto di Corresponsabilità", un regolamento interno per permettere a tutti di poter lavorare con serenità. Qualcuno sostiene di averlo firmato, altri di volerci pensare. Una mamma dice: "Voglio vedere il regolamento del ministero dell'Istruzione". Qui, nella periferia nord di Napoli, sono stati giorni difficili, accompagnati da diverse polemiche. Prima le treccine blu che un 13enne ha dovuto tagliare per tornare in classe, poi i pantaloni di due fratelli, poco adeguati perché avevano alcune cuciture.
Cosa prevede il Regolamento d'istituto
Vietato portare il cellulare a scuola, i trasgressori che saranno scoperti mentre lo utilizzano (nel patto si fa riferimento ai social network, a messaggi, musica e realizzazione di video e foto poi postati su Facebook) "saranno segnalati ai Carabinieri, ai Servizi Sociali e al Tribunale dei Minori perché rispondono i genitori in prima persona del comportamento irrispettoso dei figli in quanto minorenni con tutto ciò che ne consegue". Inoltre è vietato "assolutamente" indossare "pantaloni stracciati, corti o troppo stretti, bermuda, t – shirt e camicie aderenti e scollate, piercing, orecchini per gli alunni di sesso maschile, tacchi alti, infradito e usare rossetto e trucchi vistosi, tingere i capelli e fare lo shatush e le treccine". Questi sono alcuni dei punti del "Patto di Corresponsabilità" finito nell'occhio del ciclone dopo i casi scoppiati a Scampia, Napoli, nell'Istituto Ilaria Alpi – Carlo Levi. Nel Patto, tra le altre, sono presenti anche alcune norme che invitano a utilizzare un linguaggio adeguato, a rispettare gli orari scolastici e a non utilizzare mai la violenza. L'istituto, che svolge un ruolo cruciale essendo una scuola di un quartiere periferico, spesso noto solo per fatti di cronaca, ha offerto un valido programma d'insegnamento, raccontano alcune mamme.
Ma alcuni giorni fa, Carla Aisler ha sollevato quella che definisce una discriminazione ai danni di suo figlio. Il ragazzo si è presentato infatti a scuola con delle lunghe treccine blu, un regalo di compleanno che sarebbe sparito nel giro di due settimane. La Preside dell'istituto Rosalba Rotondo, ha impedito al 13enne di tornare in classe (ha frequentato regolarmente alcuni laboratori). Una volta andate via le treccine, per decisione del ragazzo, il caso sembrava chiuso. Invece nei giorni successivi un'altra mamma, Maria Bevar, ha deciso di protestare per quanto accaduto ai suoi figli. Entrambi sarebbero stati tenuti in sala professori perché indossavano pantaloni non adeguati, a detta della Dirigente. "Oggi ho fatto vedere i pantaloni alla Preside, mi ha guardato facendo capire che non erano così inadeguati e mi ha chiesto scusa per tutto quello che è successo", spiega Maria che aggiunge, "leggo bene, bene, bene, (il Patto ndr) poi verrò a parlare di nuovo con la Preside se qualcosa non mi è chiaro, me lo farò spiegare. Se mi va bene firmo. Se poi c'è qualcosa di machiavellico dietro non firmo. La Preside dice che se non mi firmiamo dobbiamo andare via. Se i miei figli decidono di andare via io me ne vado".
Molte però sono le mamme che hanno firmato il Patto proposto dalla scuola e alcune si dicono pienamente d'accordo con il punto di vista dell'istituto. "Per me è giusto firmare le regole della scuola", spiega una mamma. La giornata era iniziata con la Preside Rotondo che aveva accolto nel cortile dell'istituto invitando tutti a entrare. Ha rifiutato qualsiasi intervista, invitando i giornalisti a parlare delle eccellenze della scuola, di come i ragazzi siano reduci dalla Biennale di Venezia e di come vorrebbe si parlasse di questo. Senza però rispondere alle domande dei cronisti.