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Trova Ginecologia chiusa a Cava, donna incinta corre al Ruggi: ma il bimbo è già morto

È accaduto nei primi giorni del 2016. Una mamma alla seconda gravidanza si è recata in ospedale a Cava per degli esami, dopo aver trovato il reparto di Ginecologia chiuso la donna è corsa al Ruggi di Salerno, il feto, però, era già senza vita.
A cura di Angela Marino
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Un altra tragica complicazione in gravidanza durante le feste ha segnato la vita di una giovane mamma in provincia di Salerno. Una donna si è recata al reparto di ginecologia Santa Maria dell’Olmo di Cava de Tirreni per ricevere assistenza i primi giorni di gennaio, trovandolo chiuso. Al suo arrivo al nosocomio Ruggi di Aragona a Salerno, dove si era diretta per ricevere aiuto, ha scoperto la morte del feto. La giovane ha scelto di non presentare denuncia, sebbene il caso abbia scosso profondamente l'opinione pubblica.

I fatti risalgono ai primi giorni del 2016. La donna è stata accompagnata dal marito al presidio ospedaliero a Cava per un prelievo del sangue di routine al termine della gestazione. Lì, si lamenta preoccupata con i sanitari di non avvertire può i movimenti del bambino in grembo. Ma il reparto di ginecologia è chiuso dal primo gennaio. Verificare cosa stia accadendo diventa un'urgenza, così la coppia corre a Salerno al Ruggi D’Aragona dove i medici sottopongono la gestante ad un’ecografia: i sospetti si rivelano fondati, il bimbo è morto. Incredula e sotto choc la donna cerca altre conferme, così corre alla Clinica Tortorella dove è in servizio la sua ginecologa di fiducia che le conferma quanto è apparso dall'esame ecografico.

A quel punto la dottoressa chiama il 118 per il trasferimento al Ruggi, dove la paziente è costretta ad attendere a lungo prima di ricevere assistenza. I medici si decidono a indurle il parto naturale, dopo un doloroso travaglio la donna partorisce il feto senza vita. Come da protocollo, sul corpo del piccino viene disposta l’autopsia. Un caso drammatico che pone molti dubbi sulla tempestività e l'efficacia dell'intervento dei medici, oltre all'incognita più dolorosa: se il reparto di ginecologia fosse stato aperto e funzionante, il bimbo si sarebbe salvato?

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