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Truffe sul carburante con società “cartiere” e evasione da 48 milioni di euro: 5 arrestati

La Guardia di Finanza ha ricostruito un giro di evasione da 48 milioni di euro costruito su società di comodo: la benzina veniva apparentemente venduta ad esportatori, ma in realtà restava in Italia e finiva a distributori e pompe bianche a prezzo più basso di quello del mercato. L’inchiesta ha portato agli arresti ai domiciliari per 5 degli indagati.
A cura di Nico Falco
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Dai documenti sembrava tutto in regola: la benzina veniva venduta a “esportatori abituali”, che fornivano le “lettere di intento” e acquistavano senza addebito dell'IVA. In realtà, però, dietro ci sarebbe stata una truffa da quasi 50 milioni di euro: le società non erano altro che “cartiere”, attività fittizie costruite appositamente per aggirare le imposte, e il carburante ottenuto senza tasse veniva venduto a depositi commerciali e “pompe bianche” sulla strada a cifre molto più basse rispetto a quelle del mercato, causando un forte squilibrio con gli imprenditori onesti. Complessivamente il carburante venduto con questa tecnica dal 2012 al 2015 avrebbe portato a guadagni per 210 milioni di euro, con una evasione dell'IVA di 48 milioni di euro. L'inchiesta, condotta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, ha portato all'esecuzione, oggi 10 aprile, di una ordinanza di custodia cautelare personale tra Napoli, Roma e Bari. Il provvedimento è stato emesso su richiesta della Procura di Napoli e riguarda cinque persone, indagate in concorso per frode fiscale nella commercializzazione di prodotti petroliferi. I reati contestati agli indagati sono quelli di dichiarazione fraudolenta, omessa dichiarazione, emissione di fatture o documentazione per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti contabili. I finanzieri della Compagnia di Scafati, coordinati dal Gruppo di Salerno, hanno notificato gli arresti domiciliari ai fratelli Mario Murolo e Roberto Murolo, residenti a Napoli, Giuseppe Savino, di Volla, in provincia di Napoli, Luigi Borriello, di San Giorgio a Cremano, e , residente a Napoli.

Proprio Masullo era, secondo le indagini delle fiamme gialle, il perno della frode: esperto del settore e in passato responsabile commerciale in tutto il Sud Italia per una importante compagnia petrolifera, aveva i contatti e le conoscenze giuste per ideare il complesso meccanismo evasivo. Il gip ha emesso anche un provvedimento di sequestro preventivo per 48 milioni di euro, equivalente al totale delle imposte non versate, a carico di 19 degli indagati e delle società coinvolte nella frode. I destinatari della misura cautelare avrebbero costruito una serie di società cartiere, attraverso cui riuscivano ad aggirare le imposte. In sostanza, ritengono gli inquirenti, erano state create delle finte attività che, con una falsa documentazione, si accreditavano come esportatori e riuscivano quindi a comprare il carburante senza IVA; la benzina, però, rimaneva in Italia e veniva venduta a depositi e distributori.

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