Non c'è ancora un perché alla morte di Alessandro Napolitano, il giovane titolare, assieme al fratello, del Bar Azzurro di Miano, a due passi da via Cupa Capodichino dove è stato crivellato di colpi pochi giorni fa, mentre era in auto davanti al garage. Non si danno pace i familiari e la compagna di Alessandro, che su Facebook ha gridato tutta la sua rabbia per gli assassini del fratello. "Alessandro era una brava persona e sopratutto un bravo ragazzo", ha scritto la giovane, "Prima di inventare o di fare ipotesi accertatevi che almeno ci sia un minimo di verità. Prima o poi la verità verità verrà fuori perché io non mi fermerò fino a quando non saprò chi è perché ha tolto la vita ad una persona come lui. Ti farò giustizia, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita", ha concluso la ragazza.
Al momento, proprio sui motivi di quella che sembra una vera e propria esecuzione non c'è ancora una pista certa. Si è parlato di una possibile pista passionale, ma non vi è alcuna certezza al riguardo. Proseguono infatti interrogatori ai familiari ed agli amici del giovane, alla ricerca di qualche indizio per capire cosa abbia scatenato l'omicidio dell'altra notte, quando ignoti gli hanno sparato per nove volte, colpendolo cinque, mentre era in auto. Un delitto efferato, come quelli di camorra, eseguito da chi evidentemente lo conosceva bene. Hanno aspettato che chiudesse il bar, sapevano dove sarebbe andato subito dopo, hanno atteso che fermasse l'auto davanti casa della madre: e là, quando il giovane non poteva più scappare, hanno aperto il fuoco. Il plurale sembra d'obbligo, sebbene non ci siano testimoni: si pensa infatti ad un commando di almeno due persone a bordo di un motorino, con il guidatore che si ferma e l'altro che scende e fa fuoco. Alessandro, colpito ad una gamba, alla testa e al collo, muore così freddato dai sicari che poi si dileguano. E sul perché, non c'è ancora chiarezza.