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Ucciso da innocente nella faida di camorra, annullata ordinanza per il nipote del capoclan

L’ordinanza a carico di Ciro Contini, nipote del boss storico Eduardo detto ‘o Romano, è stata annullata dal Tribunale del Riesame. Il giovane era stato arrestato insieme ad altre 10 persone, ritenute legate al clan Sibillo, con l’accusa di aver ucciso Luigi Galletta, meccanico di 22 anni ammazzato perché non era stato in grado di indicare il nascondiglio del cugino legato al clan Buonerba.
A cura di Nico Falco
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Il Tribunale del Riesame ha annullato l'ordinanza a carico di Ciro Contini, accusato dell'omicidio del meccanico Luigi Galletta insieme ad Antonio Napoletano detto “'o Nannone”. Il nome del nipote di Eduardo Contini era tra i destinatari dell'ordinanza notificata agli inizi di marzo a 11 persone, ritenute legate al clan camorristico dei Sibillo, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione; i fatti contestati erano relativi alla guerra tra i Sibillo e i Buonerba per il predominio nel centro storico, le persone arrestate sono ritenute organiche alla “paranza dei bambini” dal 2015 e secondo le accuse avrebbero ricoperto ruoli di vertice dopo l'assassinio di Emanuele Sibillo, ucciso il 2 luglio 2015, e l'arresto di Pasquale Sibillo, avvenuto il 4 novembre 2015.

Luigi Galletta, 22 anni, estraneo a dinamiche di camorra, fu ucciso il 31 luglio 2015. Secondo i magistrati della Dda napoletana quell'omicidio fu una ritorsione perché il giovane non aveva fornito informazioni su dove si trovasse il cugino, che invece era legato ai Buonerba. Il meccanico fu prima picchiato e, tre giorni dopo, venne ucciso. Nelle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso le fasi dell'omicidio si vede che uno dei killer ha un tatuaggio ed è mancino, circostanza che aveva portato gli inquirenti a puntare il dito contro il nipote di ‘o Romano. L'ordinanza notificata a Ciro Contini riporta l'accusa di omicidio, con l'aggravante della premeditazione e di avere agito per favorire un clan. Malgrado l'assoluzione del Riesame il giovane, difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Dario Vannetiello, resta in carcere perché ancora accusato di associazione per delinquere.

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