Ucciso dalla camorra per il controllo delle estorsioni, 5 arresti nel clan Marfella-Pesce
Un personaggio scomodo, che stava minando l'autorità del clan. Scarcerato da poche settimane, era tornato nel suo quartiere e aveva cominciato con le estorsioni in quella stessa zona dove il racket aveva già un proprio punto di riferimento. Per questo motivo è stato ucciso Francesco Balestrieri, pregiudicato di Pianura, ammazzato in un agguato di camorra il 10 aprile 2014. Ex affiliato al clan Lago di Pianura e con un passato da collaboratore di giustizia, Balestrieri era in sella al suo Sh 300 in via Pallucci quando arrivarono i sicari. Sette colpi di pistola, che lo spedirono in gravissime condizioni all'ospedale San Paolo, dove morì poco dopo.
Oggi la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per cinque persone, ritenute coinvolte a vario titolo in quell'omicidio. Le indagini sono state condotte dalla Procura della Repubblica col supporto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pasquale Pesce, ex boss di Pianura, e di Raffaele Dello Iacolo. Destinatari della misura, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, sono i vertici dell'epoca del clan Marfella-Pesce: Salvatore Marfella, Giuseppe Foglia, Emanuele Bracale, Antonio Campagna e Lorenzo Carillo.
La ricostruzione dell'omicidio di Francesco Balestrieri, ucciso dal clan Marfella-Pesce
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a decidere la morte di Balestrieri erano stati Pasquale Pesce e Salvatore Marfella, reggenti del clan in quel periodo, che con quell'omicidio intendevano mostrare la forza militare e la ferocia del clan eliminando il pregiudicato che stava commettendo delle estorsioni in autonomia a Pianura. Raffaele Dello Iacolo, su ordine di Marfella, aveva consegnato e Bracale e a Foglia le armi per commettere le omicidio.
Il gruppo di fuoco era composto dai due insieme ad Antonio Campagna, detto Sasà, che aveva avuto il ruolo di bloccare la vittima per far entrare in azione i complici: era alla guida dell'automobile su cui viaggiavano i tre, aveva speronato lo scooter su cui viaggiava Balestrieri e, quando l'obiettivo era a terra, Foglia e Bracale erano scesi e gli avevano sparato. Lorenzo Carillo, infine, su ordine di Pasquale Pesce, si era occupato del recupero di Foglia e Bracale e di accompagnarli lontano da Pianura, in modo da allontanarli dal luogo dell'omicidio.