Yacoubou Ibrahim quando era stato aggredito con uno spray urticante, nel pieno del rione Sanità a Napoli, era stato molto chiaro: intervistato da Fanpage.it aveva detto che non credeva ad una aggressione di stampo razzista. Oggi, di questa storia, c'è stato un epilogo che non solo conferma le sue ragioni ma riafferma anche un altro principio: che c'è bisogno più di ascolto che di rabbia, più di reciproca comprensione che di ostilità.
Cos'è accaduto? Qualche giorno dopo l'aggressione dell'uomo, le forze dell'ordine si sono messe sulle tracce dei ragazzini. E li hanno trovati senza grande sforzo. Ma la storia è andata diversamente da un epilogo teoricamente già scritto. Yacoubou Ibrahim, che di mestiere fa il mediatore culturale e ha contatti con educatori del territorio e parroci, ha chiesto di incontrarli, i ragazzini. E cosi i due sono presentati in chiesa, alla San Severo, e si sono mostrati per quelli che sono: birbanti che avevano fatto un pessimo gesto. Hanno portato un disegno. E lui li ha abbracciati. "Assieme agli educatori del territorio e ai parroci ci siamo messi alla ricerca di questi ragazzini, ci abbiano parlato, abbiamo ascoltato le loro famiglie, abbiamo coinvolto carabinieri e polizia. Oggi li abbiamo fatti incontrare, tutti attorno ad un tavolo – scrive Ivo Poggiani, presidente della Terza Municipalità, quella in cui ricade il rione Sanità – Vittima e ‘carnefici'. Si sono scusati con Yacoubou, lo hanno abbracciato. E chi sono questi carnefici? 10 e 13 anni, scugnizzi del quartiere, ragazzi che hanno bisogno solo di un po' di affetto e di una chance, che hanno bisogno di modelli positivi, di scuola, di spazi di aggregazione. Iniziamo noi a non chiamarli baby gang, magari poi non ci diventano".