Un murales per Giancarlo Siani nel posto in cui fu assassinato
Tanto è stato detto e scritto su Giancarlo Siani. Tanti sono stati i premi istituiti in sua memoria, le targhe commemorative, gli edifici intitolati a suo nome. Adesso, a tutta questa serie di doverosi riconoscimenti, potrebbe aggiungersene un altro quantomai evocativo e simbolico nella sua semplicità. Un gruppo di ragazzi napoletani infatti, giovani adulti o adolescenti negli anni Ottanta, che conoscevano Giancarlo, perché residenti nello stesso quartiere o addirittura nello stesso palazzo, vorrebbero dedicargli un murales raffigurante il suo volto sorridente in bianco e nero, in un'immagine emblematica quando si pensa alla sua memoria. Il posto che i ragazzi avrebbero scelto, poi, conferisce ancor più forza al progetto: il muretto nei pressi della sua abitazione, nel quartiere Arenella, presso il quale Giancarlo Siani, 26enne, rimase vittima di un agguato da parte di uomini della Camorra, mentre si trovava ancora a bordo della sua inconfondibile Citroen Mehari di colore verde, divenuta anch'essa un simbolo della forza del giornalista.
Dopo varie ricerche, i ragazzi hanno individuato un gruppo di artisti, gli Orticanoodles, specialisti nella street art, in particolare nella tecnica dello stencil, che prevede l'utilizzo di apposite maschere che riproducono l'immagine scelta sulla superficie prestabilita. Gli artisti utilizzeranno anche una particolare vernice, l'Airlite, naturale al cento per cento e che, sfruttando la luce, riduce la particelle di ossido di azoto presenti nell'aria, riducendo notevolmente l'impatto ambientale e l'inquinamento atmosferico. Per la realizzazione del murales è partita anche una campagna di crowdfunding. Chi volesse contribuire, può farlo presso questo indirizzo.
L'omicidio di Giancarlo
Corrispondente "abusivo", come amava definirsi lui stesso, del Mattino di Napoli presso Torre Annunziata e poi Castellammare di Stabia, Giancarlo mostrò subito interesse per il mondo della criminalità organizzata e le sue dinamiche. Le sue inchieste scoprirono l'ascesa di nuovi clan camorristici, a discapito di quelli vecchi, denunciando i meccanismi intestini alle famiglie e gli ingranaggi legati alle lotte di potere, su tutti il tradimento del boss Gionta ad opera dei Nuvoletta, che firmarono di fatto la sua condanna a morte. Regolarizzato e trasferito alla sede centrale del giornale a Napoli, in via Chiatamone, la sera del 23 settembre del 1985 Giancarlo si stava recando da essa alla sua abitazione nei pressi di Piazza Leonardo, all'Arenella. Giunto a destinazione e parcheggiata la sua auto presso il muretto antistante il suo palazzo, fu raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da due sicari proprio del clan Nuvoletta, mentre si trovava ancora a bordo. Ci sono voluti quasi trent'anni per arrivare alla verità sul suo omicidio.