«Lavali col fuoco, oh Vesuvio lavali col fuoco». Quante volte l'abbiamo sentita questa frase? E quante volte da napoletani ci siamo arrabbiati, indignati, con chi la urlava consapevoli del fatto che lui, lo sterminator Vesevo, è in effetti in piena attività, pronto prima o poi (speriamo mai) a fare quel che la natura vuole che faccia, ovvero vomitare lapilli e fumi.
E invece l'uomo sta riuscendo dove sembrava impossibile: distruggerlo. Abbiamo appiccato il fuoco alla bocca del fuoco. Stiamo finendo di distruggere il Vesuvio – o meglio, l'area antistante, la macchia mediterranea che per anni abbiamo stuprato con discariche tossiche, fabbriche e abusivismo edilizio – bruciando la vegetazione anno dopo anno, lasciandolo brullo e terrificante. Gli incendi sul Vesuvio sono dolosi, non ce n'è uno che sia frutto di autocombustione. Mani criminali stanno deliberatamente decidendo un disastro ambientale fatto di vegetazione azzerata, di case evacuate, di coltivazioni (vino, pomodori) distrutte.
Intossicato dai veleni tossici, violentato nella sua integrità ambientale e paesaggistica, lavato col fuoco di fiamme appiccate da criminali.
Scusaci, Vesuvio ti abbiamo trasformato da meraviglia naturale da temere e rispettare a letamaio da radere al suolo e bruciare.