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Vince l’appalto ma il clan gli impedisce di lavorare: ‘Questa è zona nostra’: due arresti

Un fornitore di prodotti casalinghi costretto, nonostante avesse vinto un bando di gara, a non fornire una scuola comunale di Marano perché uomini del clan Orlando gli avevano intimato di lasciare la “loro zona”. Due persone arrestate per tentata estorsione in concorso e illecita concorrenza con l’aggravante del metodo mafioso.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Si era aggiudicato una gara d'appalto, ma nonostante questo non poteva lavorare perché due uomini vicini al clan gli impedivano anche solo di "entrare" in quella che consideravano la propria zona d'appartenenza. Per due persone sono scattate quest'oggi le manette: si tratta di due giovani napoletani, C.A. e D.M. rispettivamente di 31 e e 25 anni ed originari di Marano di Napoli, che devono ora rispondere di tentata estorsione in concorso e illecita concorrenza, con l'aggravante del metodo mafioso.

I due sono stati arrestati stamattina dai carabinieri di Marano, dopo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia. I due sarebbero persone appartenenti al clan degli Orlando, che opera nel territorio maranese dell'hinterland napoletano. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i due arrestati sono anche impiegati di una società del posto dedica al commercio della carta ma riconducibile al clan Orlando: proprio per questo, a gennaio, avrebbero cercato di intimidire il legittimo vincitore di un appalto di gara per la fornitura di prodotti casalinghi, che avrebbe dovuto rifornire una scuola comunale. I due, come si evince dalle immagini di un impianto di videosorveglianza presente nei pressi dell'istituto, si sono avvicinati all'uomo, intimandogli di non effettuare più consegne a Marano, perché "zona loro", e che dunque solo loro avessero diritto a farlo. I due, arrestati questa mattina perché gravemente indiziati di tentata estorsione in concorso e illecita concorrenza con l'aggravante del metodo mafioso, sono stati portati nel carcere di Secondigliano.

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