È l'inverno del 1972, siamo nel pieno degli Anni di Piombo: attentati, omicidi, rapimenti, che scuotono l'Italia da nord a sud. Precisamente, è la notte tra il 20 e il 21 gennaio di quell'anno, il 1972 appunto. Ancor più nello specifico, sono le 3 di notte, il 21 gennaio è cominciato da poche ore: siamo a Fuorigrotta, quartiere della periferia occidentale di Napoli. Nel cuore del quartiere, a pochi passi da piazzale Tecchio, Vincenzo De Waure, giovane studente partenopeo di Ingegneria Nucleare, sta tornando a casa. L'ideologia politica di Vincenzo è orientata verso il marxismo-leninismo: è un antifascista Vincenzo, è stato uno dei leader dei movimenti studenteschi che, nel Sessantotto, hanno attraversato l'intera Europa, in lungo e in largo. Mentre cammina per strada, il giovane studente viene aggredito da sconosciuti, che lo colpiscono con una coltellata nella pancia. Vincenzo cade a terra e, non paghi, in un parossismo di crudeltà umana, i suoi assalitori gli danno fuoco, per poi dileguarsi, senza lasciare traccia.
A casa De Waure arriva una telefonata: Vincenzo è morto. I suoi fratelli accorrono sul luogo dell'omicidio e si ritrovano davanti agli occhi il corpo dello studente, quasi del tutto carbonizzato, coperto soltanto da un lenzuolo. Secondo alcune voci circolate dopo l'efferato omicidio, De Waure avrebbe ricevuto telefonate minatorie nel periodo che ha preceduto il delitto. Nonostante le indagini, nonostante siano passati decenni, gli assassini di Vincenzo De Waure non hanno ancora né volto né nome e l'omicidio dello studente rimane ancora irrisolto. Le ideologie di Vincenzo hanno fatto supporre che il suo omicidio possa essere stato politico, avvenuto per mano dei fascisti, ma, come detto, una risposta, oltre trent'anni dopo, ancora non c'è.