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Violentò una donna ricoverata in clinica ad Agropoli: condannato un operatore socio sanitario

Un operatore socio sanitario è stato condannato a quattro anni e sei mesi per violenza sessuale. Nel luglio del 2018, secondo i giudici, violentò una donna di 55 anni che era ricoverata in una clinica privata di Agropoli, in provincia di Salerno. La sentenza di primo grado è stata emessa dal tribunale di Vallo della Lucania.
A cura di Redazione Napoli
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Quattro anni e sei mesi: questa la condanna in primo grado per Vito S., operatore socio sanitario accusato di aver violentato una donna che era ricoverata presso una clinica privata di Agropoli, in provincia di Salerno. La vicenda risale al luglio del 2018: la vittima, una donna di 55 anni originaria della Romania, mentre si trovava per accertamenti nella clinica Malzoni di Agropoli, che oggi si chiama Istituto clinico Mediterraneo, sarebbe stata vittima in due circostanze di violenza sessuale da parte dell'uomo. Le testimonianze della vittima sono state ritenute credibili ed evidentemente suffragate da prove dai giudici del tribunale di Vallo della Lucania, che nel pomeriggio di giovedì, secondo quanto riporta il quotidiano "Il Mattino", hanno emesso la sentenza di primo grado nei confronti dell'operatore socio sanitario.

Il racconto della vittima e le parole della figlia dell'imputato

La 55enne vittima di violenza, difesa dall'avvocato Antonella Palladino, nel corso del processo aveva raccontato in maniera dettagliata quanto subìto dall'operatore sanitario. In una circostanza aveva riferito di essere stata costretta a subire un rapporto sessuale completo nel bagno della stanza in cui era ricoverata. Dopo le violenze era stata trasferita dalla clinica privata al pronto soccorso dell'ospedale di Agropoli e poi al nosocomio San Luca di Vallo della Lucania, dove era stata visitata e assistita dalle operatrici di un centro antiviolenza. La notizia della condanna dell'operatore socio sanitario ha fatto rapidamente il giro dei social network: in un gruppo locale è apparso anche il post della figlia dell'imputato che ha ricordato come si tratti soltanto del primo grado di giudizio, chiedendo a tutti di astenersi dai giudizi e soprattutto dagli insulti nei confronti del padre, che dovrà adesso provare la sua innocenza nei successivi gradi di giudizio.

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