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Voucher lavoro, la Regione Campania stanzia per i Comuni 9,5 milioni di euro

Mentre a Roma il governo di centrosinistra pensa a limitarne l’uso e la Cgil ne chiede l’abolizione, il governo campano stanzia soldi per decine di Comuni. Obiettivo: acquistare migliaia di buoni lavoro.
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Vincenzo De Luca
Vincenzo De Luca

Da una parte il centrosinistra vuole cancellare i voucher e lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nelle scorse ore ha detto che il loro uso è da limitare alle sole famiglie, estromettendo le imprese. Dall’altra il governo regionale di centrosinistra guidato da Vincenzo De Luca ha puntato moltissimo sui buoni lavoro come ammortizzatori sociali. C’è un motivo, infatti, per il quale tra gli enti locali italiani che maggiormente hanno utilizzato i voucher lo scorso anno ci sono ben quattro Comuni campani: i soldi spesi per acquistare i buoni li hanno avuti, in molti casi, direttamente dalla Regione Campania, attraverso un progetto promosso dall’assessorato guidato dalla casertana Sonia Palmeri.

Quei soldi servivano (e servono, visto che i progetti sono ancora in corso) esclusivamente per dare un po’ di respiro a lavoratori già percettori di ammortizzatori sociali in deroga che non fruiscono più di benefici economici e che non sono riusciti a ricollocarsi nel mercato del lavoro. Esclusi, quindi, inoccupati e disoccupati di lunga durata, ma anche chi è uscito dal lavoro ed ha avuto altri tipi di benefici economici, come ad esempio l’Aspi. Certo, in molti casi i Comuni ci hanno messo del proprio acquistando i voucher con i fondi degli ambiti sociali (che sempre dalla Regione Campania provengono), ma in molti altri hanno trovato un portone spalancato direttamente a Santa Lucia, visto che la Giunta Regionale ha messo a disposizione ben nove milioni e mezzo di euro per questa misura. Napoli ne ha già approfittato.

La Cgil ha reso noto che, nel 2016, a Benevento i prestatori di servizi per il Comune sono stati 201 per una spesa complessiva di 721.510 euro; a Vallo della Lucania 401 per 334.400 euro; a Trecase 93 prestatori per 246.140 euro, a Boscoreale 86 prestatori per 226.680 euro. Questi sono solo i primi quattro, ovviamente: il contributo regionale è andato ad altre decine di Comuni, che, ai sensi delle attuali normative hanno potuto dare a ciascun ex lavoratore una somma non superiore a duemila euro netti: una miseria in termini assoluti, una somma più che buona quando si ha una famiglia e non si sa come mettere il piatto a tavola per se e per i propri figli.

Nel 2016, ad esempio, Il Comune di Casoria, ad esempio, si è visti riconosciuti 140mila euro. Quello di Pompei 60mila. E non sono i soli. Alla fine dello scorso anno la Regione ha deciso di fare il bis, prevendo di distribuire tra i Comuni campani ben cinque milioni di euro. “La Direzione Generale per il Lavoro, su indicazione dell’assessore regionale competente” si legge sul sito dell’Ente di palazzo Santa Lucia, ha approvato un nuovo avviso pubblico per consentire ai Comuni di acquistare altri voucher, destinati a “lavoratori ex percettori di ammortizzatori sociali che attualmente non percepiscono alcuna indennità di disoccupazione e/o di altro sostegno al reddito.”

Per la Regione “l’intervento riveste una duplice finalità: oltre a sostenere soggetti in situazioni di disagio economico dipendenti dalla crisi occupazionale, permette agli enti pubblici di impiegare temporaneamente sul territorio regionale risorse lavoro altrimenti inattive, in lavori occasionali di pubblica utilità che non determinano aspettative di accesso agevolato nella pubblica amministrazione, attivabili con procedure semplificate di affidamento nel rispetto dei vincoli previsti dalla normativa vigente in materia.” Al momento non è ancora noto l’elenco degli enti che hanno aderito e che saranno finanziati, ma di certo la Regione deve fare in fretta: se il Governo cambierà la legge sui voucher estromettendo i Comuni dai possibili utilizzatori, il bando dovrà essere annullato.

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