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Asya, 3 anni, curata con gli antibiotici da una falsa pediatra. In realtà aveva un tumore

La mamma della piccola, morta nel 2014 per un neuroblastoma al quarto stadio con metastasi, vuole giustizia per questa che sembra un’incredibile storia di malasanità.
A cura di Enrico Tata
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Una storia terribile quella di Asya Bosco, la bambina di tre anni morta di tumore dopo essere stata curata per mesi da una finta pediatra. Un neonatologo e sua moglie, pediatra abusiva secondo gli inquirenti, sono ora ai domiciliari con l'accusa di omicidio colposo. La mamma della piccola, morta nel 2014 per un neuroblastoma al quarto stadio con metastasi, vuole giustizia per questa che sembra un'incredibile storia di malasanità.

E' stato un calvario quello affrontato da Asya e da sua mamma. Fin da subito scelse di affidarsi ad un noto pediatra del centro di Casal di Principe. Il medico affidò la piccola alle cure della moglie che si faceva chiamare dottoressa ma che in realtà, stando a quanto sostengono i pm, esercitava la professione abusivamente. "La bambina soffriva di rigurgiti. Loro dissero: tutto nella norma, continuate la terapia finché non compie un anno. Intorno ai 9 mesi però Asya non riusciva a tenere la testa dritta. Tornai da loro e la finta dottoressa mi disse di non preoccuparmi, di tenerla con il collo in alto e metterla a dormire a pancia sotto. Non so se fu un caso, ma i disturbi effettivamente si fermarono", è il racconto della mamma di Asya a La Repubblica.

I disturbi della piccola continuarono per mesi con i medici che continuavano a dare rassicurazioni. "Il problema di sua figlia è lei, signora. Con la sua ansia la farà diventare autistica", avrebbe detto il pediatra. La bimba continuava a peggiorare fino all'ultimo ricovero all'ospedale Santobono.  "Una dottoressa le auscultò le spalle, disse che sentiva qualcosa che non andava. Le fecero un'eco d'urgenza. Ricordo ancora la faccia di quel medico. Poi mi spiegarono. Io non volevo accettarlo, non capivo. Un'ambulanza trasferì la bimba al I Policlinico. Rimase sette giorni in rianimazione, non riusciva a respirare. È stata in cura per un anno, ma non ce l'ha fatta: il cancro era troppo avanzato", racconta ancora la madre.

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