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Il disastro di Calvi e le risposte poco scontate alle domande di sempre

La discarica di rifiuti tossici interrati più grande d’Europa è stata rinvenuta in provincia di Caserta all’interno di un’area industriale. Siamo sicuri che sia stato il sistema di Gomorra o gli imprenditori del Nord?
A cura di Antonio Musella
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La camorra. È sempre colpa della camorra. Ogni volta che in Campania vengono ritrovati rifiuti tossici, fusti industriali, solventi, sostanze chimiche, sversati sotto metri e metri di terreno, la risposta alla domanda "chi è stato?" è sempre la stessa. In una zona di confine tra i comuni di Calvi Risorta e Sparanise in provincia di Caserta, a poco meno di cinque chilometri dall'uscita di Capua dell'autostrada del sole, sono stati scoperti 25 ettari di terreno sotto cui sono stati interrati rifiuti industriali di ogni tipo. Le ruspe dell'esercito, sotto la direzione del Corpo Forestale dello Stato, ampliano ogni giorno ulteriormente il perimetro della zona avvelenata. La discarica ricade nell'area della ex fabbrica di vernici e sanitari Pozzi – Ginori e si trova in una zona industriale circondata da altre fabbriche, molte delle quali hanno chiuso i battenti pochi anni fa. Gli interramenti risalgono, secondo la Forestale, ad un periodo che va dagli anni Ottanta agli anni Novanta.

Calvi Risorta, la discarica più vasta d'Europa

"È la discarica di rifiuti tossici interrati più grande d'Europa" ha commentato il generale Sergio Costa. Ed ancora una volta il refrain "è stata la camorra" ritorna. Una identificazione dei responsabili assolutamente indiretta, impersonale, lontana dalla definizione precisa delle responsabilità. Questa volta però, almeno questa volta, la risposta è sbagliata. I rifiuti ritrovati nell'area della ex Pozzi – Ginori hanno una firma. Sono i marchi visibili sui bidoni riportati in superficie dalle ruspe, le etichette sui sacchi di plastica, sui recipienti di cartone. Quelle firme raccontano di settori malati del polo industriale che avrebbero smaltito gli scarti della ditte per le quali lavoravano aprendo delle buche e ficcandoglieli dentro ricoprendo il tutto. Non si può certo pensare che i milioni di tonnellate di rifiuti tossici siano stati smaltiti tutti dalla ex Pozzi – Ginori, il cui marchio campeggia chiaramente su numerosi fusti ritrovati sotto terra. Appare evidente che quei rifiuti tossici sono stati interrati da un tessuto imprenditoriale che ha usato la provincia di Caserta come una discarica, la più grande d'Europa appunto.

Chi ha inquinato Calvi Risorta?

La seconda risposta più frequente alla eloquente domanda "chi è stato?" ogni qualvolta che si ritrovano rifiuti interrati in Campania è "gli imprenditori del nord". Sebbene sia innegabile, grazie anche alla ricostruzione avvenuta in diversi processi, che le aziende del nord abbiano contribuito in maniera importante all'avvelenamento della Campania, nel caso della ex Pozzi – Ginori siamo davanti ad aziende del territorio, che avevano sede proprio in quegli stessi luoghi. Come hanno raccontato gli attivisti del comitato agro-caleno, molti ex operai della Pozzi – Ginori sono morti di tumore e qualcuno prima di morire ha raccontato di come proprio in quell'area, per decenni coperta di sterpaglie, erano stati interrati i rifiuti industriali. "

Area ex Pozzi Ginori, cosa dicevano i residenti?

I cittadini non dicevano nulla" questa è una delle osservazioni di comodo che troppo spesso sentiamo fare quando in Campania vengono ritrovati rifiuti tossici interrati. La zona della ex Pozzi – Ginori è isolata, non ci sono abitazioni in un raggio di chilometri, non ci sono campi coltivati, nessun abitante che avrebbe "potuto vedere e si è voltato dall'altro lato". Ma nonostante questo per anni le associazioni del territorio hanno puntato il dito su quella zona chiedendo di scavare, di indagare su cosa ci fosse interrato. Chi invece non poteva non sapere era chi gestiva le fabbriche della zona ASI, perché i camion che hanno portato lì le tonnellate di rifiuti tossici hanno dovuto percorrere le strade interne alle zone industriali, hanno dovuto avvalersi della luce delle fotocellule per scavare di notte fino ad oltre 10 metri di profondità per interrare i rifiuti.

Discarica Calvi Risorta, ora il nodo delle bonifiche

"Ed ora chi paga?". Ogni qualvolta vengono trovati rifiuti tossici interrati in Campania, ogni considerazione si conclude sempre con questa domanda. Ed anche il caso di Calvi rientra in questa statistica. La Forestale ha annunciato che arriveranno delle ordinanze di custodia cautelare, qualcuno finirà in carcere, anche se non si sa quando. Negli ultimi tre anni abbiamo documentato molti scavi effettuati dall'autorità giudiziaria tra le provincie di Napoli e Caserta. Quasi sempre abbiamo riscontrato come a distanza di anni i rifiuti ritrovati giacciono esattamente negli stessi posti, all'aria aperta accanto alla terra smossa con un nastro bianco e rosso ed un cartello che indica che la zona è sottoposta a sequestro. Quello di Calvi è lo scavo più grande effettuato in Campania. E davanti alla prospettiva di ritrovare tra qualche anno lo scenario esattamente uguale la domanda "chi paga?", "chi bonifica?" è più che lecita.

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