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“Il Vesuvio prepara una nuova eruzione”: l’allarme dei vulcanologi

Una sacca magmatica che riposa all’interno di in una caldera a una profondità di 10 chilometri tra il Vesuvio e i Campi Flegrei potrebbe riaffiorare in superficie scatenando una nuova eruzione. Ma il direttore dell’Osservatorio Vesuviano fuga i timori di pericolo imminente.
A cura di An. Mar.
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Il Vesuvio in una immagine dell'eruzione del 1944
Il Vesuvio in una immagine dell'eruzione del 1944

Il gigante potrebbe tornare a esplodere? Il vulcano partenopeo starebbe scaldando nel suo ventre una sacca magmatica pronta a riemergere. Gli esperti parlano infatti di un bacino di magma profonda 10 chilometri tra il Vesuvio e i Campi Flegrei, all'interno di una caldera. L'esito della risalita del materiale vulcanico sarebbe una nuova distruttiva eruzione.

A supporto della teoria c'è anche il sollevamento della superficie nell'area dei Campi Flegrei, avvenuto tra il 2000 e il 2012 per effetto del bradisismo. Il fenomeno ha causato, secondo gli scienziati, un innalzamento del suolo di circa 30 centimetri nell'area flegrea. Il bradisismo è stato generato proprio dalla formazione di un lago di magma del raggio di circa 3 chilometri. L'area dei Campi Flegrei e quella del Vesuvio sono considerate dagli esperti le più pericolose al mondo. Per questo la Protezione civile e la Regione Campania stanno lavorando a un piano di emergenza che consenta di evacuare in maniera celere ed efficace la popolazione della cosiddetta zona rossa, ovvero quella direttamente interessata dalla colata lavica. L'ultima eruzione del Vesuvio risale al marzo 1944, circa 71 anni fa.

Aggiornamento: il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale, è intervenuto pubblicamente sul sito ufficiale dell'Osservatorio per fugare timori circa l'imminente pericolo, smentendo l'esistenza di studi in tal senso.

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