
Un corteo, una marcia, una fiumana di persone per dire basta alla Terra dei Fuochi, ai malati e ai morti di tumore nella nostra regione, allo smaltimento illecito di rifiuti purtroppo ancora attuale, come dimostrato dall'inchiesta giornalistica Bloody Money di Fanpage.it: è partita nel pomeriggio del 24 marzo alle ore 15 la manifestazione organizzata dalla rete Stop Biocidio per protestare contro chi avvelena la Campania. Il corteo è partito dalla piazza adiacente alla Stazione Centrale di Napoli e si concluderà sotto gli uffici della Regione Campania, a Santa Lucia: tra i motivi della protesta anche il governatore regionale Vincenzo De Luca, del Partito Democratico ai quali gli organizzatori proveranno a consegnare una specie di "sfiducia popolare", ma anche "la monnezza con cui ha inondato la Campania". Nel mirino le politiche ambientali della Regione Campania: non solo il termovalorizzatore di Acerra ma anche il piano di bonifica delle discariche legali o meno che sono state aperte negli anni in Campania e quello delle ecoballe accatastate nei territori a Nord di Napoli (e non solo) durante la devastante fase dell'emergenza rifiuti

Al corteo, oltre agli attivisti di Stop Biocidio, anche le famiglie dei malati di cancro o chi un figlio, un fratello oppure un genitore l'ha già perso. I manifestanti hanno sfilato al grido – c'è scritto anche sugli striscioni che campeggiano in prima linea – di "Jatevenne", andatevene, all'indirizzo, del presidente De Luca e di tutta quella classe politica ritenuta responsabile del disastro ambientale in Campania. "Jatevenne" è anche il titolo anche della canzone scritta per l'occasione dal collettivo di artisti partenopei Terroni Uniti. Tra gli striscioni presenti alla manifestazione anche uno, esposto da una donna, che recita: "Noi non siamo camorristi. La storia criminale dei rifiuti industriali continua. Noi siamo Fanpage".
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