A Napoli nuova sperimentazione con farmaco americano contro coronavirus
Negli ospedali di Pozzuoli, Ischia, Frattamaggiore e Giugliano, dell'Asl Napoli 2 Nord, è in corso la sperimentazione su un nuovo farmaco, l'eculizumab, un anticorpo monoclonale prodotto con la tecnologia del Dna ricombinante e già approvato per il trattamento di malattie rare, la sindrome emolitico uremica atipica e l'emoglobinuria parossistica notturna. La terapia che utilizza questo farmaco si sta già testando in Francia, ma negli ospedali napoletani la sperimentazione è stata avviata su 20 pazienti, che costituiscono attualmente il maggior numero di casi al mondo su cui si sta provando l'approccio terapeutico di questo tipo; gli ospedali sono monitorati da un centro di ricerca di Boston, negli Usa.
L'eculizumab, così come il tocilizumab, non combatte direttamente la Covid-19 o il coronavirus Sars-Cov-2, responsabile della malattia, ma agisce sulla risposta infiammatoria polmonare, quindi sulla polmonite virale interstiziale; a differenza del farmaco sperimentato al Cotugno, però, il farmaco americano non agisce sulla parte finale del processo infiammatorio ma a monte, con la possibilità quindi di bloccare i sintomi prima che si manifestino in modo grave. La nuova terapia sperimentale è al centro di ricerche analoghe che si stanno svolgendo negli Stati Uniti; i primi risultati dello studio saranno pronti nei prossimi giorni, le ricerche verranno pubblicate sulle riviste scientifiche internazionale e tra i firmatari ci saranno anche tre primari del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (La Schiana): Francesco Diurno, primario della Terapia Intensiva, Fabio Numis, primario della Medicina d'Urgenza, e Gaetano Facchini, primario dell'Oncologia
Il trattamento in via di sperimentazione negli ospedali napoletani, messo a punto l'11 marzo, prevede 3 fiale a settimana, per un massimo di 4 settimane; il costo completo è di 73.200 euro, ma la casa farmaceutica sta sostenendo interamente i costi fornendo gratuitamente i medicinali necessari. Differentemente da quanto sta avvenendo in America, negli ospedali napoletani la cura non viene provata soltanto coi pazienti non intubati, ma anche con quelli intubati da meno di 24 ore, e alla terapia viene aggiunto l'utilizzo di anticoagulanti per combattere i fenomeni trombotici nel microcircolo polmonare che possono essere causati dal virus. Due pazienti, trattati con questa terapia, sono usciti dalla Rianimazione e sono tornati nella degenza ordinaria.