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A Oplonti si viveva nel lusso: l’ultima scoperta degli archeologi nelle ville antiche

A Oplonti si viveva nel lusso. Lo rivela lo studio degli archeologi americani che, dopo la campagna di scavo nell’attuale territorio di Torre Annunziata, hanno redatto un volume di oltre duemila pagine con cui si apprende come si viveva ad Oplonti nel I secolo a.C. Tra tracce di alabastro e prelibatezze da gustare non c’è alcun dubbio: nelle ville regnava lo sfarzo.
A cura di Titti Pentangelo
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Alabastro alle pareti. Tante lucerne per l'illuminare l'ambiente. Oggetti pregiati e prelibatezze da gustare. Questa era la vita nelle ville di Oplonti, nell'attuale territorio di Torre Annunziata, stando alle oltre duemila pagine di un mega volume redatto nell'ambito di "Oplontis Project", finanziato dall'Università del Texas. Secondo gli archeologi texani John Clarke, Archeer Martin e Jennifer Muslime, che hanno preso parte alla nuova campagna di scavo, nelle ville di Oplonti si viveva nel lusso:

C'era gente che amava il lusso, che ricercava cose pregiate, prelibatezze, importava prodotti di pesce. Inoltre faceva uso di un gran numero di lucerne per l'illuminazione, per cui bruciava olio, una pratica molto costosa. Potevano davvero permettersi quello che volevano.

Lusso sfrenato nelle ville di Oplonti

Lo studio degli archeologi americani raccoglie documenti, curiosità e foto sulle scoperte avvenute nelle ville A (Villa di Poppea) e B (Villa di Lucius Crassius Tertius) del sito di Oplonti nel corso di questi anni. Circa 2400 immagini allegate alle oltre duemila pagine complessive, accompagnando il lettore passo dopo passo nell'affascinante sito archeologico. Al centro della raccolta lo studio delle superfici, dai pavimenti alle pietre delle pareti. In più le sculture e i rivestimenti parietali. E proprio dallo studio della morfologia delle pietre gli studiosi hanno compreso che la villa A, probabilmente appartenuta ad un senatore, aveva delle "soglie di alabastro", un materiale pregiatissimo che in pochi potevano permettersi e che, in base alle leggi contro il lusso, doveva anche essere nascosto. Un altro elemento che ha stupito gli studiosi è stata la presenza di oltre 1400 anfore.

Gran parte di queste anfore erano riutilizzate e provenivano dalla Lusitania. Questo lascia immaginare che qui ci fosse un grande centro di imbottigliamento di vino e che rappresentasse una specie di ingrosso per commercianti.

Le ville di Oplonti nel progetto americano

Il lavoro degli studiosi americani rientra nel programma "Oplontis Project", partito nel 2005 e tutt'ora in corso. Secondo indiscrezioni, infatti, il lavoro degli archeologi continuerà per altri due anni. Intanto, alla fine di giugno il mega volume sulle ville di Oplonti a cui hanno collaborato 19 studiosi sarà disponibile gratuitamente in quattro lingue collegandosi alla piattaforma "Fulcrum". Ben 24 capitoli che trascineranno il lettore nell'atmosfera del I e II secolo a.C. quando ad Oplonti i domini "potevano permettersi quello che volevano".

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