Per quelli che non conoscono Pozzuoli, o che non hanno un particolare legame con la città dei Campi Flegrei che si staglia sul Golfo, ad una manciata di chilometri a Nord di Napoli, "‘O Valjone" – termine dialettale per indicare il galeone – dirà poco o forse niente. Si tratta dell'antica Darsena dei pescatori, quasi un borgo a parte le cui case pastello si affacciano sul mare, sorvegliato a vista dal Rione Terra, l'antico centro storico di Pozzuoli, sgomberato il 2 marzo del 1970 a causa del bradisismo. Da qui, si possono ammirare ancora le barchette colorate dei pescatori che sonnecchiano cullate dal mare, al riparo nella conca, la chiesa dell'Assunta, edificata proprio dai pescatori e una baracca fatiscente, appartenuta ad anziani e quasi immortali mastri d'ascia, emblema di un passato che non c'è più ma la cui eco serpeggia ancora tra i vicoli di una città di mare come Pozzuoli. Fino a ieri, questo spettacolo si poteva ammirare da una esigua striscia di tufo, un muretto che affacciava proprio sulla Darsena e che, per i più, rimarrà tale, ma che per quelli della mia generazione – non so da quanti anni ci fosse, non posso parlare per quelli che sono venuti prima di me – è l'amico che ha accompagnato la nostra infanzia e la nostra adolescenza.
Sì perché, ieri, l'amministrazione comunale ha deciso di abbattere quel muretto a causa di lavori di riqualificazione, di quel decoro urbano – si chiama così adesso – a cui tutti i sindaci cercano di adeguarsi (e devo dire che Pozzuoli, negli ultimi dieci anni, ha fatto passi da gigante in questo senso). Ieri, con quel muretto però, è stata abbattuta parte della memoria, parte dei ricordi della mia generazione. Per me, per noi, non era solo un mucchio di tufo: quel muretto ha assistito alle nostre prime sbronze, ha ascoltato le confidenze tra amici senza mai giudicare, ha assistito ai primi baci, alla nascita di amori, a tradimenti, ad inesorabili addii. Ma soprattutto, quel muretto rappresentava quel legame col passato, di quelli sani e non morbosi, che fa bene non dimenticare.
A Pozzuoli è tradizione, alla Vigilia di Natale e a quella di Capodanno, da una decina di anni ormai, incontrarsi per l'aperitivo proprio sulla Darsena, su quel muretto. Una frivolezza, potrebbe sembrare. E invece per chi è cresciuto in una città che definire piccola sarebbe ingiusto, ma nella quale gli unici due licei raggruppavano, ai tempi, la quasi totalità della popolazione giovane della città, è un'occasione, soprattutto in età più adulta, per rincontrare gli amici di una vita che, per una ragione o per l'altra, sono partiti e che tornano a casa per le vacanze. Ci si assiepa tutti intorno a quel muretto, sopra quel mucchietto di tufo e malta, uniti in un unico "Come stai?", uniti in un unico abbraccio a raccontarci tutto quello che ci siamo persi nell'anno appena trascorso, aspettando quello venturo. E invece, già mi immagino, tra qualche anno ci ritroveremo sulla Darsena e ci chiederemo, prima ancora di sapere come ce la passiamo: "E mo, addò ce assettamm?".