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Opinioni

A Pozzuoli hanno abbattuto il muretto della Darsena e i ricordi di una generazione

Causa lavori di riqualificazione, l’amministrazione comunale di Pozzuoli ha abbattuto il muretto di tufo che affacciava sull’antica Darsena dei pescatori. Per quelli della mia generazione, quel muretto non era solo un mucchio di tufo, era un amico che ha visto le prime sbronze, ha ascoltato confidenze, ha assistito alla nascita di amori e alla loro fine. Ma, soprattutto, era la nostra memoria, quel legame con il passato: vi spiego perché.
A cura di Valerio Papadia
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Per quelli che non conoscono Pozzuoli, o che non hanno un particolare legame con la città dei Campi Flegrei che si staglia sul Golfo, ad una manciata di chilometri a Nord di Napoli, "‘O Valjone" – termine dialettale per indicare il galeone – dirà poco o forse niente. Si tratta dell'antica Darsena dei pescatori, quasi un borgo a parte le cui case pastello si affacciano sul mare, sorvegliato a vista dal Rione Terra, l'antico centro storico di Pozzuoli, sgomberato il 2 marzo del 1970 a causa del bradisismo. Da qui, si possono ammirare ancora le barchette colorate dei pescatori che sonnecchiano cullate dal mare, al riparo nella conca, la chiesa dell'Assunta, edificata proprio dai pescatori e una baracca fatiscente, appartenuta ad anziani e quasi immortali mastri d'ascia, emblema di un passato che non c'è più ma la cui eco serpeggia ancora tra i vicoli di una città di mare come Pozzuoli. Fino a ieri, questo spettacolo si poteva ammirare da una esigua striscia di tufo, un muretto che affacciava proprio sulla Darsena e che, per i più, rimarrà tale, ma che per quelli della mia generazione – non so da quanti anni ci fosse, non posso parlare per quelli che sono venuti prima di me – è l'amico che ha accompagnato la nostra infanzia e la nostra adolescenza.

Sì perché, ieri, l'amministrazione comunale ha deciso di abbattere quel muretto a causa di lavori di riqualificazione, di quel decoro urbano – si chiama così adesso – a cui tutti i sindaci cercano di adeguarsi (e devo dire che Pozzuoli, negli ultimi dieci anni, ha fatto passi da gigante in questo senso). Ieri, con quel muretto però, è stata abbattuta parte della memoria, parte dei ricordi della mia generazione. Per me, per noi, non era solo un mucchio di tufo: quel muretto ha assistito alle nostre prime sbronze, ha ascoltato le confidenze tra amici senza mai giudicare, ha assistito ai primi baci, alla nascita di amori, a tradimenti, ad inesorabili addii. Ma soprattutto, quel muretto rappresentava quel legame col passato, di quelli sani e non morbosi, che fa bene non dimenticare.

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A Pozzuoli è tradizione, alla Vigilia di Natale e a quella di Capodanno, da una decina di anni ormai, incontrarsi per l'aperitivo proprio sulla Darsena, su quel muretto. Una frivolezza, potrebbe sembrare. E invece per chi è cresciuto in una città che definire piccola sarebbe ingiusto, ma nella quale gli unici due licei raggruppavano, ai tempi, la quasi totalità della popolazione giovane della città, è un'occasione, soprattutto in età più adulta, per rincontrare gli amici di una vita che, per una ragione o per l'altra, sono partiti e che tornano a casa per le vacanze. Ci si assiepa tutti intorno a quel muretto, sopra quel mucchietto di tufo e malta, uniti in un unico "Come stai?", uniti in un unico abbraccio a raccontarci tutto quello che ci siamo persi nell'anno appena trascorso, aspettando quello venturo. E invece, già mi immagino, tra qualche anno ci ritroveremo sulla Darsena e ci chiederemo, prima ancora di sapere come ce la passiamo: "E mo, addò ce assettamm?".

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Sono giornalista dal 2010. A Fanpage.it dall'agosto del 2016, scrivo per l'area Napoli, per la quale mi occupo del desk.
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