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È morto Luciano De Crescenzo

Addio a Luciano De Crescenzo: “Il ricordo di quell’uomo felice mentre ascoltava ‘Reginella’ “

L’affettuoso ricordo di Serena Corvaglia, coautrice con Antonio Napoli del documentario “Così parlò De Crescenzo” : “Senti” – mi aveva detto mentre fissavo come l’azzurro dei suoi occhi si allargasse a tutta l’apertura della lente dell’occhiale – “io sono un’ingegnere, e un ingegnere non può prendersi in giro, deve guardare in faccia la realtà per quello che è”.
A cura di Cir. Pel.
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La regista Serena Corvaglia insieme ad Antonio Napoli con "Così parlò De Crescenzo" (reperibile sia in dvd sia su piattaforme on demand come Amazon Prime Video) fu co-autrice di un bellissimo e affettuoso affresco sull'incredibile e intensa vita privata e professionale di Luciano De Crescenzo, facendo parlare il filosofo-regista e suoi grandi amici, tra cui Renzo Arbore, Isabella Rossellini, Lina Wertmuller e tanti altri. Fu un lavoro lungo e a tratti faticoso: Luciano, sempre gentile e cordiale non era tuttavia sempre era in ‘vena' di confessioni davanti alla telecamera.

Serena Corvaglia di quei giorni custodisce degli appunti personali che oggi, nel giorno della scomparsa del grande personaggio napoletano, ha voluto condividere con Fanpage.it.

Lo guardavo chino, mentre appoggiava lentamente i suoi 86 anni sui tasti di quel computer che in basso a destra aveva ancora l’entrata per i floppy disk. Solo pochi minuti prima aveva preso le mie mani, entrambe. "Senti" – mi aveva detto mentre fissavo come l'azzurro dei suoi occhi si allargasse a tutta l'apertura della lente dell'occhiale – "io sono un'ingegnere, e un ingegnere non può prendersi in giro, deve guardare in faccia la realtà per quello che è". E aveva iniziato a recitare se stesso allo specchio, gesticolando con le mani, mentre si poneva amare domande alle quali amaramente doveva rispondere. Essendo ingegnere. La cosa più curiosa era sentire come cambiava il suo tono di voce al momento della risposta della voce nello specchio. Sorrisi. Lui di più.
"Tu mi stai regalando compagnia, grazie".
E a quelle parole, mi sembrava che quell'azzurro andasse persino oltre la montatura. Ma fu un istante, ed era di nuovo chino, al lavoro, ed io che lo guardavo chino. Osservavo i suoi movimenti, tutti i suoi libri intorno, la sua dolcezza. C'era troppo silenzio in quella stanza. Accesi un CD sulle note di “Reginella”, e al primo accordo di chitarra si girò di scatto e improvvisamente sulla poltrona vidi un uomo di vent'anni felice.
"Ma lo sai che questa è la mia canzone preferita? La cantavo sempre a Santa Lucia!". Risposi un pò sottovoce "No". Bugia. Ma tanto non era più con me, stava già correndo lungo le memorie e le meraviglie.

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